Spello, il borgo incantato: viaggio tra storia, fiori e sogni - Tuttoggi.info

Spello, il borgo incantato: viaggio tra storia, fiori e sogni

Redazione

Spello, il borgo incantato: viaggio tra storia, fiori e sogni

Sab, 20/04/2024 - 10:01

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Quando si lascia questo borog, una parte di questo borgo rimane nel cuore, come un’eco silenzioso che continua a risuonare nell’anima

“Ogni pietra ha una storia da raccontare, ogni fiore un segreto da svelare.” C’è un angolo di paradiso, nel cuore verde dell’Umbria, dove il tempo sembra fermarsi, dove il tempo non si limita a scorrere, ma si trasforma in racconto. Qui, ogni pietra custodisce un sussurro antico, ogni vicolo intreccia poesia ai secoli, ogni porta socchiusa sembra un invito a entrare in una storia infinita. È Spello, un borgo che non si percorre soltanto con i passi, ma con l’anima, un luogo che si insinua dolcemente nel cuore di chi ne attraversa le mura e vi rimane, lasciando il profumo dei fiori e il sapore della memoria.

Passeggiare per le sue strette vie è come sfogliare un libro scritto con la luce dorata del tramonto e il sussurro del vento. I muri di pietra, accarezzati dal sole, raccontano di epoche lontane, di esistenze intrecciate tra queste mura, di voci che un tempo riempivano questi vicoli stretti. Nell’aria si mescolano profumi inebrianti dei fiori e l’essenza dell’olio d’oliva, intrecciandosi con l’eco di risate lontane che il borgo ha saputo custodire nei secoli.

Spello non è solo un luogo, è un respiro profondo, una promessa di bellezza che attraversa il tempo. Qui, la storia si intreccia ai sogni, il presente danza con il passato, e chiunque vi metta piede avverte, per un istante, di appartenere a qualcosa di più grande, di antico, di eterno.

Si racconta che Ispellum, così lo chiamavano i Romani, fosse un dono dell’imperatore Augusto ai suoi soldati più valorosi, un premio per il loro coraggio, un frammento di eternità affidato alla terra umbra. Tra il verde morbido delle colline sorsero templi, terme, palazzi, e ancora oggi le mura romane avvolgono il borgo come un abbraccio di pietra, custodendo nei loro solchi i sussurri di un’epoca gloriosa.

Attraversare la Porta Venere è come oltrepassare una soglia magica, un confine sottile tra storia e leggenda. Le sue torri possenti svettano come guardiane silenziose, vegliando da secoli su chiunque osi varcare il loro ingresso. Hanno visto passare cavalieri e pellegrini, mercanti e sognatori, ognuno con il proprio passo, ognuno con una storia da raccontare.

Appena ci si addentra tra le viuzze lastricate, il borgo si svela come una fiaba, come una poesia scritta con la pietra e la luce. Le case di pietra, baciate dal sole, si tingono d’oro e di rosa al tramonto, mentre i vicoli fioriti profumano di primavera e si colorano d’estate anche d’inverno. Ogni angolo sembra uscito da un dipinto di Van Gogh, come se un artista innamorato della vita avesse voluto catturarne la bellezza e regalarla ai viaggiatori alla scoperta di nuovi paradisi.

Ma c’è un angolo nascosto tra le pieghe del tempo, dove la bellezza diventa quasi sacra: la Cappella Baglioni, affrescata dal Pinturicchio. Qui, le figure dipinte sembrano respirare nella penombra, la luce tremolante delle candele accende i volti di santi e angeli, e si ha la sensazione che quelle immagini vogliano raccontare storie dimenticate, sussurrandole piano a chi sa ascoltare. È un luogo sospeso tra il divino e l’umano, dove il passato non è solo un ricordo, ma una voce gentile che accarezza l’anima.

Ma c’è un momento, ogni anno, che si aspetta trepidante. Spello si trasforma in un incantesimo, un frammento di meraviglia sospeso tra cielo e terra. È il giorno dell’Infiorata del Corpus Domini, quando le sue strade si vestono di fiori e colori, come una tela che prende vita sotto le mani sapienti di chi custodisce l’arte della bellezza.

Notte dopo notte, tra il profumo intenso dei petali e il silenzio carico di attesa, mani esperte e cuori appassionati lavorano insieme, intrecciando pazienza e dedizione in un gesto antico e sempre nuovo. Nascono così tappeti di fiori, capolavori effimeri che respirano sotto i passi lenti dei visitatori, come se la terra stessa volesse cantare una lode alla meraviglia che sta nascendo. È un rito antico, un atto d’amore verso la bellezza, un’arte che scorre di generazione in generazione, come un segreto custodito nel cuore di ogni famiglia umbra. Mani tremanti di emozione preparano con cura il proprio angolo di fiori e poesia, con la stessa devozione con cui si perpetua una tradizione preziosa. Ogni petalo colorato posato su pietra antica, non è soltanto un fiore, ma una preghiera silenziosa, un frammento di speranza che si intreccia a quelli degli altri, una promessa sussurrata al vento, che porta con sé i sogni di tutti. E poi, quando il sole si alza e accarezza quei disegni variopinti come arcobaleno, Spello si trasforma in un sogno che prende vita, un dipinto che per poche ore diventa respiro, anima. E mentre il tempo lo sfiora e lo dissolve lentamente, nel cuore di chi lo ha visto resta una certezza: la bellezza esiste per essere condivisa, anche solo per un istante, per lasciare un segno profondo in chi ha avuto il privilegio di esserne testimone.

Ma Spello non è solo un luogo da ammirare, è un’esperienza da assaporare, un viaggio che coinvolge i cinque sensi. Nei piccoli e caratteristici ristoranti affacciati sulle piazzette, dove il suono dei bicchieri che tintinnano si mescola al vociare allegro dei commensali, si respira il profumo del tempo. Quello delle ricette tramandate dalle nonne, dei sapori che raccontano una terra generosa e ricca di storie, delle mani sapienti che trasformano ingredienti semplici in piatti che sanno di casa e tradizione. È un incontro autentico con l’anima di questa terra, un abbraccio che scalda il cuore attraverso il cibo e inebria la bocca attraverso i sapori. Qui, ogni piatto è una promessa di felicità. La torta al testo, appena sfornata, croccante fuori e soffice dentro, farcita con salumi e formaggi locali, è un abbraccio caldo, un incontro perfetto tra tradizione e genuinità. Le tagliatelle, fatte a mano, avvolte nel prezioso olio extravergine di oliva spellano, dal gusto fruttato e intenso, scivolano sulla lingua come una carezza, portando con sé tutto il sapore della terra che le ha nutrite. E poi c’è il Sagrantino, scuro come le notti di festa, avvolgente e profondo, robusto come la terra che lo ha generato. Ogni sorso è un attimo di storia, un racconto che inizia con il suo sapore intenso e finisce sotto un cielo stellato, mentre il silenzio della notte è interrotto solo dal suono di un brindisi.

Quando si lascia Spello alle spalle, una parte di questo borgo rimane nel cuore, come un’eco silenzioso che continua a risuonare nell’anima. È la sensazione di aver camminato attraverso una storia che non finisce mai, di aver toccato un segreto che il tempo ha sussurrato solo a chi sa ascoltarlo. Ogni pietra, ogni angolo, ogni vista che ha attraversato gli occhi, sembra un frammento di eternità che ha scelto di fermarsi lì, per chi ha avuto la fortuna di trovarlo.

Si parte, ma una parte del cuore resta intrappolata in quel silenzio lasciando la speranza di tornarci, perché certi luoghi non sono destinati a essere solo visitati una volta. Si portano dentro, come un fiore che non appassisce mai, che fiorisce ogni volta che lo si pensa, che vive nel ricordo e che torna a sbocciare ogni volta che si incrocia una strada che sa di Spello, di bellezza, di quella parte dell’Umbria che rimane nascosta in un angolo segreto dell’anima.

“Chi parte da Spello non se ne va mai davvero. Lascia un pezzo di sé tra i vicoli fioriti, per poter sempre ritrovare la strada del ritorno.”

Foto di repertorio dell’infiorata di Spello

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