Cronaca

Sollecito, Cassazione motiva “menzogne durante le indagini” negato risarcimento

Nessun risarcimento per ingiusta detenzione a Raffaele Sollecito, l’ingegnere barese definitivamente assolto dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher insieme all’allora fidanzata, Amanda Knox.

Lo ha stabilito la IV Sezione della Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato dai suoi legali, Giulia Bongiorno e Luca Maori, all’indomani del ‘no’ al risarcimento che già gli era arrivato dai giudici della Corte d’Appello di Firenze. “Coerentemente con la decisione della stessa Cassazione che, quando ha assolto Raffaele e Amanda aveva parlato di gravi errori di indagine, ci si attendeva un minimo di risarcimento quindi è ovvio che questa decisione ci sembra un po’ contraddittoria”, dice l’avvocato Bongiorno. “Questo ovviamente non scalfisce l’assoluzione di Raffaele e posso affermare che non finisce qui, intendo andare avanti in sede europea perché il riconoscimento dell’ingiustizia detenzione mi sembrerebbe il giusto epilogo”.

Nella loro memoria, i legali avevano molto sottolineato le défaillance investigative dell’inchiesta sull’omicidio di Meredith, evidenziando anche che le prime dichiarazioni di Sollecito vennero prese in violazione delle garanzie difensive. La procura generale invece, sposando in toto le motivazioni con cui Firenze aveva negato il risarcimento aveva sottolineato ancora una volta la responsabilità di Sollecito nella sua permanenza in carcere. “Sussiste una ingiusta detenzione stante la sopraggiunta assoluzione dell’istante – scrivevano i togati di Firenze – ma che egli ha concorso a causarla con la propria condotta dolosa o gravemente colposa consistita nel rendere alla polizia giudiziaria, agli inquirenti, e ai giudici, in particolare nelle fasi iniziali delle indagini, dichiarazioni contraddittorie o addirittura francamente menzognere, risultate tali anche alla luce delle valutazioni contenute nella sentenza definitiva di Cassazione”.

Le dichiarazioni di Sollecito, per i giudici di Firenze, le cui decisioni sono state ora benedette anche dalla Cassazione, “hanno sicuramente contribuito, nell’ambito di un quadro indiziario e probatorio ambiguo, ad orientare dapprima gli inquirenti e poi i giudici di merito verso una valutazione complessiva sfavorevole al Sollecito delle prove raccolte e soprattutto dei numerosi indizi suscettibili di varia interpretazione anche da parte di consulenti e periti, fino a far emettere, in due sentenze, un giudizio di responsabilità penale”. Per i giudici dunque, la condotta di Sollecito “deve quindi essere qualificata come un esempio di quel ‘dolo o colpa grave’  che, secondo l’articolo 314 cp nella interpretazione da sempre fornita dalla Suprema Corte, esclude il diritto del soggetto giudicato innocente al risarcimento per l’ingiusta detenzione subita”. Per lo Stato italiano però, Sollecito non deve prendere una lira di risarcimento. Vedremo cosa deciderà l’Europa.