Soccorso Alpino, il CAI Umbria richiama alla collaborazione - Tuttoggi.info

Soccorso Alpino, il CAI Umbria richiama alla collaborazione

Sara Cipriani

Soccorso Alpino, il CAI Umbria richiama alla collaborazione

In una nota il presidente Vandone esprime solidarietà alla SASU e ne rivendica il ruolo
Gio, 05/03/2015 - 12:56

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Sembra non placarsi la polemica che ha visto, nei giorni scorsi, fronteggiarsi a colpi di comunicati la CISAL Umbria (Sindacato in rappresentanza dei Vigili del Fuoco) e la  SASU (Soccorso Alpino e Speleologico dell’Umbria) in merito alla firma della convenzione, a titolo oneroso, stipulata proprio in febbraio tra questi ultimi e la Regione Umbria.

“Uno sperpero di denaro pubblico” lo aveva definita nel suo pungente comunicato stampa il Segretario CISAL Umbria, Vincenzo Filice, ma il botta e risposta era continuato a suon di note stampa nel giorni successivi. Oggi l’intervento e la presa di posizione del Presidente del CAI regionale, Paolo Vandone, che a queste parole non ci sta e rivendica il lavoro e la professionalità dei volontari del Soccorso Alpino, richiamando al contempo il concetto fondamentale di ‘complementarietà’ che nel soccorso in emergenza e in ambienti impervi è di fondamentale importanza”Come a dire, il soccorso e la vita prima di tutto.

Di seguito la nota del CAI UMBRIA:

“21 Servizi Regionali, 31 Delegazioni Alpine, 242 Stazioni Alpine, 16 Delegazioni Speleologiche e 27 Stazioni Speleologiche sono la rappresentazione della capillare organizzazione territoriale del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico ove operano oltre 7.000 soci del Club Alpino Italiano altamente qualificati nelle varie discipline Alpinistiche e Speleologiche. Oltre 400 tra Medici, Istruttori Tecnici Nazionali di Scuola Alpina, di Speleologia e Unità Cinofile da ricerca in superfice e in valanga, costituiscono l’organico docente che garantisce il costante e continuo processo di formazione e addestramento cui i volontari del CNSAS sono periodicamente sottoposti.          

Nel corso del 2013 il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Sezione nazionale del Club Alpino Italiano) ha effettuato complessivamente 8.023 interventi che hanno visto impegnati 23.648 soccorritori di cui 112 tecnici cinofili. Il 33,2% degli infortunati si è trattato di feriti leggeri, il 20,3% di feriti gravi, il 6,6% di feriti in imminente pericolo di vita, il 5,7% i deceduti, lo 0,6% i dispersi  mentre le persone illese hanno raggiunto la soglia del 34,5%.  Solo l’8,2% delle persone soccorse sono risultati soci CAI mentre   il restante 91,8%  è stato in favore di turisti, frequentatori e abitanti delle montagne.

Questi, in estrema sintesi, sono i numeri che caratterizzano il CNSAS che opera su tutto il territorio nazionale nel rispetto delle leggi vigenti che, riconoscendogli il valore di solidarietà sociale e la funzione di servizio di pubblica utilità (Legge 21 marzo 2001, nr. 74), lo annoverano anche tra le strutture operative nazionali del Servizio di Protezione Civile (Legge 24 febbraio 1992, nr.225) e gli attribuiscono inoltre il coordinamento dei soccorsi, in presenza di altri enti o organizzazioni, negli interventi in montagna, grotta e in ambienti ostili ed impervi, con esclusione delle grandi emergenze o calamità (Legge 27 dicembre 2002, nr.289). Va comunque sottolineato che il corpo normativo esistente non esclude affatto alcun Ente riconosciuto e legittimato ad intervenire in situazioni di emergenza, ma sottintende il concetto fondamentale di “complementarietà” che nel soccorso in emergenza e in ambienti impervi è di fondamentale importanza.

La grande maggioranza delle Regioni del Centro Nord, alcune Regioni del Sud e ora anche l’Umbria, hanno già sottoscritto, sulla base degli ordinamenti legislativi vigenti (Legge 21 marzo 2001, nr. 74) convenzioni, tramite le rispettive Regioni, con il Servizio Sanitario Nazionale.

Riteniamo che il quadro informativo proposto sia sufficientemente esaustivo per comprendere lo spessore di questa importante realtà nazionale che rappresenta per il Club Alpino Italiano, e i suoi 311 mila soci, una componente di assoluta eccellenza. Non vogliamo qui entrare nel merito della convenzione sottoscritta tra la Regione Umbria e CNSAS-SASU (Soccorso Alpino e Speleologico dell’Umbria) nè tantomeno sul valore economico della convenzione che è esclusivamente finalizzato per spese di gestione della struttura, ma dobbiamo invece rilevare, con estremo rammarico, l’espressione “spreco di  denaro pubblico” usata ripetutamente in diversi comunicati stampa che sminuisce il ruolo del CNSAS e, di conseguenza, l’operato di tutti i volontari che in esso si trovano ad operare.

Questo è inaccettabile, soprattutto per il rispetto che dobbiamo nei confronti dei volontari che garantiscono, gratuitamente e senza soluzione di continuità, livelli di servizio e qualità di assoluta e indiscussa professionalità.

Abnegazione e coscienza, tecnicismo e professionalità unitamente alla scelta consapevole e deliberata di appartenere a questo mondo è il valore aggiunto che, per noi, ed in particolare per chi deve essere soccorso, fa la differenza e pertanto il Gruppo Regionale  dell’Umbria e i suoi 3.200 soci manifestano la piena e incondizionata solidarietà per i 75 volontari del Soccorso Alpino e Speleologico dell’Umbria così duramente attaccati.”

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