Ci sono studenti che il test per verificare il rischio nelle scuole umbre di pregiudizi e discriminazioni di genere – quello che il consigliere regionale De Vincenzi ha ribattezzato omofobometro – lo vogliono fare. E studenti che, pur avendo già sostenuto l’esame di terza media e la maturità, dalle aule universitarie giudicano favorevolmente questa iniziativa, che ha trovato compimento scientifico proprio nel Dipartimento di scienze umane dell’Università di Perugia.
“Si dovrebbero vergognare i consiglieri Ricci, Squarta e De Vincenzi per le affermazioni fatte – dichiara Matias Cravero, coordinatore di Altrascuola, Rete degli Studenti Medi Umbria – soprattutto alla luce dei segnali che dimostrano con chiarezza la diffusione di questo genere di discriminazioni nelle scuole“.
“Definire proselitismo – aggiunge Lorenzo Gennari, coordinatore della Sinistra Universitaria, UdU Perugia – questa ricerca sollecitata proprio dalle dichiarazioni degli stessi consiglieri sulla mancanza di dati scientifici che provassero il fenomeno, è tanto ridicolo quanto incoerente. Ci troviamo quindi d’accordo nel ribadire l’insensatezza delle ultime dichiarazioni dei consiglieri“.
Valutazioni a cui si aggiungono quelle di una delle persone coinvolte nel progetto, il presidente di Omphalos, Stefano Bucaioni: “Nel 2017, durante la discussione della legge regionale contro l’omo-transfobia, gli stessi consiglieri di centro destra che ora attaccano questa ricerca si opponevano alla legge lamentando l’assenza di dati che potessero giustificare una normativa contro le discriminazioni omofobiche e transfobiche, ignorando già ricerche nazionali, studi di osservatori delle forze dell’ordine e dati Istat. Ora che la Regione Umbria e l’Università degli Studi di Perugia si impegnano in una ricerca scientifica sul tema nel territorio regionale, gli stessi consiglieri l’attaccano con argomentazioni inesistenti. Questa è pura ipocrisia. Ipocrisia che nasconde l’esplicita volontà di porre qualsiasi argine al fenomeno della discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere“.
Tutti e tre esprimono la loro solidarietà al professor Batini, che ha scelto le domande del test commissionato dalla Regione Umbria, “vittima – scrivono – di questo attacco da parte del fronte reazionario volto a delegittimare le sue ricerche: dato che come associazioni siamo impegnati nel difendere i diritti di tutti nelle scuole e nelle università sosterremo sempre ogni ricerca che miri a portare una riflessione critica sul fenomeno bullismo omo-transfobico nel nostro territorio“.
Sulla vicenda, a scoppio ritardato, interviene anche il capogruppo in Consiglio regionale, Roberto Morroni: “Rimango fortemente perplesso in merito all’iniziativa promossa dalla Regione Umbria che ha commissionato un test per verificare gli orientamenti sessuali degli studenti di terza media e quarto superiore. Non vedo l’opportunità di dar luogo a tali programmi che per altro travalicano anche le competenze dell’istituzione scolastica”.
Che aggiunge: “Sono concorde nel sensibilizzare i cittadini, sin dalla giovane età, su temi quali il contrasto alle discriminazioni sessuali e al bullismo ma reputo altresì profondamente sbagliata la strada intrapresa
dalla Regione in quanto ha dato vita ad una tracimazione delle proprie competenze svolgendo un’azione particolarmente intrusiva nella sfera intima e personale dei singoli. E prevaricando, in questo modo, anche il ruolo che in certi ambiti della formazione della persona spetterebbe alla famiglia. Insomma – conclude Morroni – di tutto avevamo bisogno tranne che di iniziative propagandistiche, e di forte caratura ideologica, dove a ricoprire il ruolo di soggetto debole, utilizzato a fini propagandistici, sono i nostri ragazzi”.