Sfruttate per sesso e droga nei night dell’Umbria – dopo 12 anni inizia il maxiprocesso - AGGIORNAMENTO: Nuovo rinvio - Tuttoggi.info

Sfruttate per sesso e droga nei night dell’Umbria – dopo 12 anni inizia il maxiprocesso – AGGIORNAMENTO: Nuovo rinvio

Redazione

Sfruttate per sesso e droga nei night dell’Umbria – dopo 12 anni inizia il maxiprocesso – AGGIORNAMENTO: Nuovo rinvio

Gio, 21/03/2013 - 21:43

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Jacopo Brugalossi

(Aggiornamento h 20.30 del 22/03) – E’ ancora un problema con l’invio delle notifiche a far saltare l’udienza preliminare. Dopo un appello durato quasi due ore il giudice si è reso conto che non tutti gli imputati erano stati raggiunti dagli avvisi, e ha quindi disposto il rinvio al prossimo 25 settembre.


E’ una delle inchieste che più ha fatto scalpore negli anni 2000. Portata avanti dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Perugia tra l’Umbria e il Lazio, l’operazione “Girasole” sgominò un organizzazione criminale in cui erano coinvolte a vario titolo quasi 200 persone, dedite principalmente al traffico di droga e al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’inchiesta toccò molto da vicino la città di Spoleto, poiché una delle basi logistiche dell’organizzazione era l’ex night club del Faro Rosso, situato a ridosso della zona industriale di Santo Chiodo.

Via al processo – Domani, a dodici anni dalla conclusione dell’inchiesta – che portò all’arresto di oltre 100 persone, tra le quali diversi spoletini con posizioni di spicco all’interno della banda, in particolare uno ormai deceduto – i fascicoli potrebbero finalmente approdare nelle aule del tribunale di Perugia, dove davanti al gup Alberto Avenoso dovrebbe tenersi l’udienza preliminare. Il condizionale è d’obbligo, poiché già altre volte – l’ultima nell’aprile del 2012 – è stata soggetta a rinvio a causa delle difficoltà nell’inviare le notifiche a tutte i soggetti coinvolti, ben 193.

Ragazze ingannate e sfruttate – Alcuni di questi sono morti, altri sono latitanti, mentre qualcuno nel frattempo si è rifatto una vita. Vennero arrestati a più riprese nel 2001, a seguito di un’intensa attività di indagine partita dalla morte di una prostituta russa e che ben presto si allargò a macchia di leopardo. Con un meccanismo collaudato in cui erano coinvolte organizzazioni criminali di spicco quali la mafia russa e la camorra, finte agenzie di viaggio concedevano falsi visti di ingresso a ragazze dell’est Europa che, raggirate con il miraggio di un lavoro onesto, finivano invece a “lavorare” nei locali notturni, tra cui c’era appunto il Faro Rosso di Spoleto, che venne chiuso e posto sotto sequestro insieme ad altri 8 night club e 4 alberghi tra Umbria e Lazio. Non solo, stando ai fascicoli dell’inchiesta le ragazze venivano a volte utilizzate come “corrieri della droga”, obbligate ad ingerire gli stupefacenti impacchettati in ovuli e a trasportarli nello stomaco.

Cadaveri occultati – In un preciso momento dell’indagine, tra l’altro, il Faro Rosso recitò un ruolo da assoluto protagonista. I circa 200 faldoni che racchiudono i risultati dell’inchiesta parlerebbero di vere e proprie torture a cui erano sottoposte le ragazze che tentavano di ribellarsi alla condizione di semi-schiavitù a cui erano ridotte. Alcune addirittura sarebbero state uccise. E secondo qualcuno i loro cadaveri sarebbero stati occultati proprio nelle vicinanze del locale spoletino. Inutile parlare del clamore che tali indiscrezioni provocarono in città. Gli inquirenti misero a “ferro e fuoco” le pertinenze del locale, scavando a più non posso con ogni mezzo a disposizione. La pista però si rivelò inconsistente: nessun resto umano venne portato alla luce.

Le accuse – Resta il fatto che a 12 anni di distanza dalla chiusura delle indagini e dagli arresti, il processo di primo grado non è nemmeno cominciato. La prescrizione, visti i pesantissimi capi d’imputazione a carico delle persone coinvolte – associazione a delinquere, sfruttamento della prostituzione, traffico di droga – sarebbe ancora lontana. Ma forse non del tutto scongiurata. Specie se anche domani il giudice si vedrà costretto a rinviare l’udienza preliminare a causa di qualche vizio di forma.

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