L'uomo, aveva intestato al figlio immobili di Perugia e Ischia per un valore di mezzo milione di euro per sfuggire a misure patrimoniali
La Procura di Perugia, guidata dal Magistrato Raffaele Cantone, ha oggi dato mandato ai militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia per l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo, nei confronti di un imprenditore di origini napoletane, ma stabilmente residente nel capoluogo umbro, che opera nel settore del commercio ambulante di tessuti ed indumenti usati,
L’uomo è stato ritenuto responsabile del reato di trasferimento fraudolento di valori, per aver attribuito fittiziamente a terze persone beni immobili e quote societarie, il tutto per eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale ed agevolare ulteriori condotte di riciclaggio.
L’indagine
L’indagine – che trae origine dall’approfondimento investigativo di movimentazioni bancarie, oggetto di segnalazione di operazioni sospette da parte dell’Unità di Informazione finanziaria della Banca d’Italia – supportata anche da intercettazioni telefoniche e da accertamenti patrimoniali, ha consentito di scoprire che l’indagato principale aveva assegnato fittiziamente la titolarità di immobili ed imprese a congiunti e ad altri prestanome, reimpiegando in questo modo le somme provenienti dal nucleo familiare di origine, stanziato nell’area di Secondigliano e, ritenute, in base alle ricostruzioni delle singole posizioni reddituali, di origine illecita.
Il denaro della “criminalità organizzata”
L’analisi dei flussi finanziari ha permesso, infatti, di collocare temporalmente l’origine del tesoretto alla fine degli anni Novanta, allorquando la famiglia del principale indagato era rimasta coinvolta in indagini per delitti di criminalità organizzata.
Nel dettaglio, le investigazioni hanno evidenziato come l’imprenditore avesse attribuito formalmente al figlio la proprietà di tre immobili siti nel comune di Perugia, nonché di un terreno e di un fabbricato in costruzione sull’isola di Ischia, acquisiti presso aste giudiziarie per un prezzo complessivo di quasi mezzo milione di euro.
Il Boss dei banchi
Inoltre, è emersa l’intestazione fittizia ad altri soggetti di imprese attive nel commercio ambulante presso le più importanti aree mercatali dell’Umbria, comparto nel quale il principale indagato è risultato aver acquisito una posizione di leadership, controllando, di fatto, la maggior parte dei “banchi”.
Seguendo la ricostruzione effettuata dai finanzieri e condividendo le ipotesi accusatorie formulate dal pubblico ministero, il Giudice per le indagini preliminari ha evidenziato che tutte le operazioni di fittizia intestazione erano successive ad una proposta di applicazione di misura di prevenzione nei confronti dell’imprenditore, il quale era a conoscenza della pendenza del procedimento a suo carico e, pertanto, pienamente consapevole che gli si sarebbe potuta applicare anche una misura di carattere patrimoniale.
“Tale consapevolezza – sottolinea il Gip – avevano gli altri concorrenti nei reati contestati (…) Ciò emerge dal contenuto delle conversazioni captate (…) dalle quali traspare un rapporto di estrema confidenza fra tutti gli indagati, tale da far ragionevolmente reputare che gli stessi fossero tutti a conoscenza del procedimento di prevenzione pendente e che abbiano agito al solo fine esclusivo di venire incontro alle necessità del (omissis) per non farlo risultare formalmente intestatario di società o beni”.
Sulla base di queste considerazioni, è stato disposto il sequestro preventivo, ai fini della confisca diretta, di tutti gli immobili e delle quote societarie fittiziamente intestate a terzi.