Il cinghiale va “eradicato”, “con o senza cacciatori”. Il Wwf Umbria invita la Regione ad indicare “quali siano le azioni necessarie all’eradicazione del cinghiale”.
L’associazione ambientalista, dopo la sentenza, confermata in Cassazione, che condanna la Regione Emilia-Romagna a risarcire oltre 20mila euro a un automobilista, la cui auto era stata distrutta da un cinghiale nel modenese, chiede alla Regione di risolvere il problema prima di ritrovarsi sommersa da una valanga di cause risarcitorie, indicando come eradicare dal territorio umbro “questa specie invasiva alloctona”.
La sentenza rischia di diventare un ulteriore problema per le Regioni italiane, alle prese con il “problema” cinghiale. In base all’art. 2052 del Codice Civile, la responsabilità per i danni causati dalla fauna selvatica ricada automaticamente sulla Regione, senza dimostrare colpe o omissioni: basta il nesso tra l’animale e il danno.
Il Wwf chiama in causa cacciatori (“il mondo venatorio è la causa del ‘problema cinghiale’ in Italia) e agricoltori, oltre alla politica. Per un sistema, accusa il Wwf, che “non è stato capace né di arginare né di risolvere il problema ultradecennale, nonostante le intense battute, le braccate, la caccia di selezione, di contenimento e ogni altra forma di caccia possibile, sia nei parchi, sia di notte, che in zone normalmente vietate, con ogni mezzo e ausilio, concesso in deroga alla caccia ordinaria”.

Ai cacciatori, accusa il Wwf, “interessa avere il porco gratis al solo costo di un proiettile (quintali di carne da vendere e far girare con amici conoscenti, macellerie e sagre), per impattare le proprie spese e continuare all’infinito quel loro gioco violento”.
Ai cacciatori, “(che normalmente subiscono i danni maggiori), ora anche loro intravedendo un business attorno alla carne di cinghiale e vogliono quindi entrare in partita, da acerrimi nemici che erano, ora si trovano a braccetto con il mondo venatorio”. Formando quella che il Wwf definisce una “strana coppia” che spinge la politica “verso la costituzione della contraddittoria filiera della carne di cinghiale”.
Da qui la decisione che al cinghiale venga sparato, “ma non troppo”, perché altrimenti la filiera “cadrebbe”.
“Dopo che la Corte di Cassazione ha ben chiarito quindi, chi debba pagare i danni causati dal selvatico ora non resta da capire chi li debba prevenire e come, ed è evidente come la patata bollente ora passi in mano alle Regioni, a cui non resta altro che prendere atto della nuova realtà e agire con urgenza” prosegue il Wwf. Che conclude: “Ora cadranno le maschere e si capirà chi vorrà continuare a ‘giocare’ con il cinghiale”.