(Carlo Ceraso) – Divampa la polemica dopo la sentenza della Corte d’Appello di Perugia sulla strage alla Umbria Olii di Campello sul clitunno, dove persero la vita quattro dipendenti della ditta Manili di Narni (Terni) fra cui lo stesso titolare. Non tanto per la riduzione della pena al legale rappresentante dell’azienda Giorgio Del Papa (condannato a 5 anni e 4 mesi; in primo grado aveva riportato sette anni e mezzo) quanto per il ‘concorso di colpa’ riconosciuto alla stessa ditta appaltatrice dei lavori che furono compiuti sui silo poi esplosi per la presenza all’interno di esano. E’ chiaro che bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per comprendere su quali prove o convincimenti si è basato il collegio giudicante, certo è che il dispositivo ha fatto sobbalzare sindacati e politica. Il primo a rompere gli indugi era stato il sindaco di Campello, Paolo Pacifici, il quale, in attesa delle motivazioni, aveva dichiarato come in Italia “il tema degli incidenti sul lavoro è argomento rispetto al quale la legislazione vigente in materia e il sistema normativo non garantiscono reali tutele per i lavoratori e rischiano addirittura di produrre esiti sconcertanti come quelli per cui uno degli operai rimasti carbonizzati nel rogo del 25 novembre 2006, sarebbe responsabile della propria morte”.
“Sentenza è una ferita” – sullo stesso tenore è la presa di posizione dell’onorevole Walter Verini: “Non è mia abitudine commentare le sentenze e più in generale il lavoro della magistratura – scrive il deputato in una breve nota – ma non posso esimermi dal rivolgere ai parenti di Giuseppe Coletti, Maurizio Manili, Tullio Mottini e Vladimir Todhe, rimasti vittime di quei terribili fatti, la mia vicinanza e comprensione per la ferita che ha lasciato questa decisione, con l’auspicio che possa essere riconsiderata nell'ultimo grado di giudizio”.
Cgil “esterrefatti” – ancor più dura la nota della Cgil che, a firma del segretario regionale confederale Mario Bravi, parla di sentenza “ sconcertante”. Leggiamo la presa di posizione: “”Il riconoscimento di un concorso di colpa a carico di chi non c'è più, come Maurizio Manili lascia sconcertati. Manili e i suoi tre dipendenti erano convinti di avere a che fare con oli vegetali ed ignoravano che il silos 93 contenesse esano, una miscela esplosiva che ha causato la tragedia e la perdita di 4 vite. L'esplosione era un evento chiaramente imprevedibile per le 4 vittime – afferma Bravi – e, constatare, a 7 anni di distanza, che la Corte di Appello di Perugia individua invece un concorso di colpa (seppur parziale) lascia letteralmente esterrefatti. Come Cgil consideriamo un tragico errore la tendenza che sembra prendere campo nel legislatore, ma anche in alcune interpretazioni della magistratura (come in questo caso), tendente a minimizzare e a distribuire la colpa su tutti, in maniera indistinta. Tutti colpevoli, nessun colpevole: è una logica devastante in ogni campo, ma soprattutto quando si tratta di difendere la sicurezza nei luoghi di lavoro. Auspichiamo che nel successivo livello di giudizio (Corte di Cassazione), si possa ripristinare la verità che era stata ampiamente dimostrata dal Giudice di primo grado e supportata da uno studio tecnico chiaro e approfondito”. “La strage di Campello – conclude Bravi – parla ancora alla Comunità umbra, non è stata una tragica fatalità, ci sono responsabilità precise e soprattutto va respinto nettamente il tentativo di Del Papa e dei suoi legali di scaricare le responsabilità sulle vittime di quella tragedia. La Cgil continuerà la sua iniziativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed esprime la sua piena e totale solidarietà ai familiari delle vittime della strage di Campello, perché piena giustizia sia fatta”. Della vicenda si parlerà anche nel corso del prossimo sciopero indetto per venerdì prossimo. Ma la Cgil umbra, a quanto trapela, starebbe pensando di inviare una lettera al Capo dello Stato che sul tema degli incidenti sul lavoro “ha sempre dimostrato una sensibilità fuori dal comune”.
Prc “inspiegabile” – sulla sentenza è intervenuta anche Rifondazione comunista a firma del responsabile provinciale Oscar Monaco: “siamo insoddisfatti del dispositivo. ‘Se Del Papa avesse effettivamente provveduto a svuotare i serbatoi – si legge testualmente nella sentenza di primo grado – avremmo a questo punto ragionato non su un disastro di immani proporzioni bensì sul semplice danneggiamento meccanico di un silos’. Nel senso che Il titolare della Umbria Olii, sapendo che i silos contenevano olio di sansa e non olio d’oliva, sapeva che quel tipo di olio conteneva nei silos anche gas esano, pericolosissimo perché esplodente. Non riusciamo a capire come possa imputarsi a Manili la responsabilità di un evento che era per lui imprevedibile e nel quale ha perso la vita, ci auguriamo vivamente che la corte di Cassazione possa ristabilire l’oggettività dei fatti, così come espressi nella sentenza di primo grado e che la famiglia non si debba trovare così a dover affrontare la beffa di dover pagare chi ha, comunque, la responsabilità ( per lo meno di due terzi, come stabilito dall’Appello) della morte del loro congiunto”.
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Sentenza strage Umbria Olii, è polemica / Verini “una ferita” / Cgil pensa lettera a Presidente Napolitano
Lun, 11/11/2013 - 23:57