Riaprire le scuole medie in Umbria, così come avviene nelle altre Regioni in fascia di rischio Covid arancione. Il Comitato “Genitori figli Fase 2” si appella alla governatrice umbra Donatella Tesei, e per conoscenza al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro Lucia Azzolina e al vice ministro Anna Ascani, affinché venga rimossa la parte dell’ordinanza regionale, i cui effetti sono stati prorogati fino al 22 novembre, in cui si impone la didattica a distanza anche per le scuole medie umbre. Un provvedimento che è stato anche oggetto di contestazione da parte dei sindacati della scuola.
Un provvedimento, rappresenta il Comitato, che tratta in modo disparitario gli studenti umbri rispetto ai pari età delle altre regioni italiane in fascia arancione. Una decisione assunta, si contesta, sulla mera scorta di dati mai resi ufficialmente o addirittura richiamati in modo errato.
Nell’istanza il Comitato “Genitori figli Fase 2” lamenta che il perdurare della chiusura delle scuole medie in Umbria rappresenta una “gravissima disparità di trattamento“ tra gli alunni umbri e quelli di altre regioni (addirittura nel confronto con le zone rosse, dove le prime classi medie fanno didattica in presenza).
Per il Comitato c’è una palese “violazione del diritto allo studio costituzionalmente garantito dagli artt. 33-34 , nonché notevoli ripercussioni psico-fisiche per i ragazzi infraquattordicenni“. Con “possibili danni psicologici” derivanti dal prolungato isolamento.
Poi c’è il problema dei disagi dei genitori che lavorano e che non possono lasciare solo in casi ragazzi under 14, se non incorrendo in possibili responsabilità penali.
Il Comitato parla di “incoerenza della granitica posizione assunta dalla Regione Umbria“, quando in primavera, in una situazione locale di scarsi contagi Covid, rimandava alla competenza ministeriale. Palazzo Donini, a questo proposito, ha giustificato il provvedimento con la possibilità data alle Regioni di prevedere norme più stringenti rispetto a quelle nazionali, mentre non è possibile derogare in senso contrario. E sulla base di dati sulla presunta maggiore pericolosità di contagi anche tra i ragazzi delle medie, che il Comitato però vuole ora conoscere in modo ufficiale.
Qualora l’istanza non venga accolta, il Comitato si riserva di adire le competenti sedi giudiziarie. Per far revocare un’ordinanza che sarebbe già oggetto di valutazione di impugnativa da parte di altri gruppi di genitori.