A scuola a settembre, senza classi spezzate in doppi turni, ma con flessibilità di orario, uso delle mascherine o dei caschetti protettivi, aule più grandi per mantenere le distanze di sicurezza o realizzazione di barriere in plexiglass. E didattica a distanza in caso di una nuova pandemia. Questo il piano per il rientro in classe illustrato dal ministro Azzolina nell’incontro con i rappresentanti sindacali e delle istituzioni locali. Il Governo lavora quindi per un rientro in classe a settembre, come annunciato dal premier Conte. Che ha anche spiegato come, rispetto all’edilizia scolastica, i sindaci avranno i poteri del commissario straordinario per far effettuare lavori di ampliamento o individuare nuovi spazi per le lezioni.
Annunci, quelli del Governo, che però hanno suscitato varie perplessità, da parte dei sindaci, delle organizzazioni sindacali e anche dei genitori.
Personale scolastico e genitori in alcuni casi da tempo stanno lavorando per fornire indicazioni per un rientro in classe rapido e in sicurezza. Come a Perugia, dove si è costituito un gruppo di lavoro trasversale, formato da Giovanni Jacopo Tofanetti (dirigente scolastico), Caterina Martino (insegnante scuola secondaria di 2 grado), Serena Bruno (insegnante scuola primaria), Fiorella Patiti (educatore nido), dr. Italo Marinetti (dirigente pediatra), Giulia Paciello /responsabile cooperativa sociale), Eleonora Orsini (genitore lavoratore dipendente), Giulia Romano (genitore lavoratore dipendente), Valentina Seri (genitore lavoratore dipendente), Francesca Tasselli (genitore lavoratore dipendente), Valeria Tocchio (genitore lavoratore autonomo), Eliana Venier (genitore lavoratore autonomo). Un gruppo di lavoro nato dal gruppo “Genitori figli Fase 2 scuole aperte Umbria”. Che dopo un incontro il 29 maggio ha presentato un documento con le proprie proposte per una ripresa sicura delle lezioni “ragionata e partecipata”.
Il documento è stato indirizzato al ministro Azzolina e al vice ministro Ascani, alla governatrice umbra Tesei, all’assessore regionale Agabiti, al sindaco di Perugia Romizi, al presidente della Provincia di Perugia Bacchetta, al rettore Oliviero e alla collega della Stranieri Grego in Bolli, al presidente di Anci Umbria de Rebotti, alla direttrice dell’Ufficio scolastico Iunti, al presidente Scuola autonome Umbria Belardinelli e ad altri soggetti che, per il loro ruolo istituzionale, impattano con il tema scuola e formazione.
Il gruppo già a fine maggio chiedeva l’indicazione, da parte del Ministero, dell’orario minimo delle lezioni da effettuare in presenza. Suggerendo poi di ipotizzare una strutturazione dell’altra parte dell’orario scolastico in altri ambiti (la cosiddetta didattica in spazi diffusi) e la eventuale previsione di cattedre miste anche con la rivalutazione della figura dell’insegnante di sostegno, o di altri insegnanti, non curricolari, ma parimenti inseriti nell’organico. Ed ovviamente, si chiedono certezze circa le risorse del personale docente e Ata.
Il gruppo chiedeva poi all’Ufficio scolastico regionale di promuovere una conferenza dei servizi per i problemi attinenti gli enti territoriali, in particolare per gli spazi a disposizione per la didattica in presenza. Al fine di verificare un rapido monitoraggio di quelli esistenti e di quelli alternativi da attivare, anche attraverso appositi bandi.
In particolare, in ordine alla tipologia degli spazi, il gruppo di lavoro rileva:
Tema, questo, di grande attualità alla luce dell’annunciata volontà del Governo di riprendere la didattica in presenza a settembre e del rischio che gli Enti locali non si trovino pronti per la gestione degli spazi così come richiesto nei protocolli che verranno varati.
Ma il gruppo di lavoro evidenzia criticità e suggerisce soluzioni anche rispetto a diversi problemi organizzativi. In particolare per gli scaglionamenti degli ingressi e delle uscite, le modalità di sanificazione di ambienti e attrezzature, la gestione della mensa.
Quanto alla didattica, si chiede di “prevedere l’ eventuale attivazione, di supporto didattica domiciliare, alla luce della rimodulazione degli spazi e degli orari, per i bambini e ragazzi affetti da disabilità”.
Si parla poi della prospettiva per la didattica in spazi diffusi (come parchi, musei, teatri) in particolare per la didattica esperienziale (arte, musica, scienze, tecnologia, educazione fisica).
Il gruppo mette anche in guardia dal rischio di difformità nella didattica garantita ai ragazzi. E per questo si chiede una “regia forte” in grado di garantire omogeneità e l’opportuna messa a disposizione delle risorse. Per evitare, insomma, che per risorse a disposizione o disponibilità del personale ci siano scuole di Serie A e scuole di serie B.
Intanto per lunedì 8 giugno è stato proclamato lo sciopero di tutto il personale scolastico. A Perugia ci sarà anche un presidio organizzato dai sindacati in piazza Italia alle ore 11.
“La discussione sulla ripartenza della scuola è importante, ma in grave ritardo – spiegano i sindacati promotori, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda – e lo sciopero dell’8 giugno ha proprio l’obiettivo di sollecitare il Governo a fare le scelte necessarie non solo per la riapertura in presenza a settembre nella massima sicurezza, ma per rimettere la scuola al centro delle priorità del Paese. Servono risorse per assumere insegnanti, ATA e tutte le figure necessarie e investimenti in edilizia scolastica aggiuntivi a quelli già previsti”.
Secondo i sindacati, quest’anno più che mai si pone l’esigenza di assicurare un ordinato avvio dell’anno scolastico: ciò significa avere al 1° di settembre tutto il personale docente, ATA e dirigente pronto ad assumere servizio in modo certo e stabile. “La precarietà del lavoro ha raggiunto nel tempo dimensioni troppo estese, che le difficoltà del momento rendono del tutto insostenibili”, spiegano ancora i sindacati.Lo sciopero riguarderà, per l’intera giornata, personale docente, educativo, ATA e dirigenti scolastici.
In considerazione delle particolari condizioni in cui si svolge attualmente il servizio, il personale che intende aderire allo sciopero deve darne formale comunicazione, nel corso della giornata in cui si svolge lo sciopero, all’istituto in cui presta servizio.