Di Maura Coltorti (*)
Dopo l'ultimo incontro con l'azienda, la Cementir ha spostato l'asse della trattativa non rispondendo alle richieste degli autotrasportatori: l'adeguamento previsto per legge dei costi minimi. Inizialmente sul fatto che nessuna trattativa poteva essere intrapresa con il persistere del blocco, ora chiedendo la riorganizzazione e l'ottimizzazione del parco macchine (circa 60 automezzi) tradotto: diminuite il parco macchine per darci la possibilità di scegliere a chi far fare i trasporti, magari ad aziende di fuori regione, che ci facciano anche risparmiare rinunciando a buona parte del vostro lavoro; non siamo noi che ve lo chiediamo ma il mercato. Questa è la risposta, unica al blocco che ormai da 9 giorni paralizza l'attività dello stabilimento Cementir di Spoleto.
La domanda che sorge spontanea è quali e quanti lavoratori dovrebbero restare a casa? Quali le ditte, le stesse che da 40 anni collaborano con l'azienda dovrebbero fermarsi? Chi, dopo aver contribuito alla crescita di questo stabilimento dovrebbe fare un passo indietro?? In nome di quale mercato si può chiedere tanto sia agli uomini che al territorio, che a caro prezzo ha pagato in termini ambientali (vedi cava, inquinamento) la convivenza pur di mantenere posti di lavoro, in un territorio da sempre penalizzato dal punto di vista occupazionale. E' ovvio che è interesse del Consorzio ottimizzare la gestione del parco macchine ma questo sarà possibile, se dall'altra parte verranno mantenuti i volumi di merce trasportata, cioè quella quantità che permetterà loro di sopravvivere.
Con questi presupposti la trattativa è a un punto morto, gli autotrasportatori non possono accettare di trattare dopo quello che, dalle parti di Rifondazione Comunista si chiama ricatto. Le condizioni dettate dal più forte equivalgono a dire le regole le facciamo noi e il mercato e a tali regole puoi soltanto sottostare sia Spoleto che a Pomigliano, da Mirafiori alla Faber, accettare e rassegnarsi come a qualcosa di ineluttabile. Il CAM non ha altra possibilità che resistere, sostenuta da istituzioni come Comune e Provincia e da tutte le forze politiche locali, si perché in questa vicenda c'è da rilevare la latitanza dei parlamentari eletti in questo territorio e peggio ancora della Regione Umbria.
(*) Segretaria PRC Spoleto