Sciopero Call Center Terni, K4Up dal Prefetto e in Comune - Tuttoggi.info

Sciopero Call Center Terni, K4Up dal Prefetto e in Comune

Luca Biribanti

Sciopero Call Center Terni, K4Up dal Prefetto e in Comune

Corteo da Via Bramante a Piazza Tacito / Lavoratori a Palazzo Spada
Lun, 09/03/2015 - 15:25

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di Giulia Argenti

Aggiornamento ore 16.50 – Dopo il presidio di questa mattina di fronte alla Prefettura e l’incontro con il prefetto, nel pomeriggio i lavoratori dei call center Key for up – Overing si sono mossi in corteo fino al Comune. Qui, mentre le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil sono state ricevute da una delegazione del Comune, i dipendenti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi di persona con la Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini alla quale hanno riferito tutte le problematiche e le preoccupazioni legate alla loro condizione lavorativa. La rappresentante Cisl Scepi si è detta molto soddisfatta per i risultati che la giornata di oggi ha prodotto in quanto è emerso chiaramente che “tutte le istituzioni del territorio si stanno muovendo affinché la vertenza Key for up-Overing riceva la giusta rilevanza e sia affrontato e risolto nel modo più adeguato, ovvero attraverso un tavolo alla presenza delle committenze. In questa direzione, la sinergia tra le istituzioni coinvolte è molto forte”.

Potrebbe giungere finalmente a un punto di svolta la battaglia dei lavoratori dei call center Key for up-Overing di Terni, in sciopero ormai da più di una settimana. Questa mattina a partire dalle 10.30, i dipendenti e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil, hanno dato vita ad un corteo pacifico che, partito dalla sede dell’azienda in via Bramante, è arrivato fino alla Prefettura. Qui i manifestanti hanno attirato l’attenzione del centro della città intonando cori di dissenso nei confronti dei vertici dell’azienda e chiedendo a gran voce di essere ricevuti dal prefetto. “Facciamoci sentire, vogliamo sapere la verità!” ha gridato alla folla la rappresentante Cisl Eugenia Scepi.
Le rappresentanze sindacali sono poi entrate nell’edificio per incontrarsi con il prefetto Gianfelice Bellesini. “È stato un incontro che ha richiesto del tempo in quanto era nostra intenzione illustrare chiaramente la situazione e lo stato di esasperazione dei dipendenti di quello che è e rimane il terzo call center d’Italia. Il prefetto ci ha ascoltati e ci ha assicurato che farà del suo meglio affinché la nostra delegazione possa incontrarsi con le committenze il prossimo giovedì, all’incontro sarà presente anche l’Inps. Noi ci ritroveremo oggi pomeriggio alle 14.15 per portare il nostro corteo fino al Comune” ha riferito al termine del confronto Eugenia Scepi.

La schiera di manifestanti ha accolto con grande soddisfazione la notizia in quanto, come è stato più volte ribadito dai rappresentanti sindacali, il faccia a faccia con le committenze costituiva un obiettivo cardine dello sciopero. Uno sciopero questo, della cui legittimità non sono convinti tutti i dipendenti del call center. Nei giorni scorsi, infatti, un gruppo di lavoratori (10 in tutto) aveva diffuso una lettera aperta in cui illustrava le ragioni per cui aveva scelto di non aderire allo sciopero, questo il testo: “Cara Terni, in riferimento agli articoli di accusa pubblicati contro il call-center k4up ci sentiamo in dovere di chiarirne alcuni contenuti . Chi scrive è chi ha visto nascere crescere inginocchiarsi e rialzarsi questa azienda e che può urlare a gran voce che mai è mancato lo stipendio. L’ambiente lavorativo ha di certo subito negli ultimi tempi negative variazioni non imputabili alla proprietà che hanno avuto importanti
ripercussioni ultime delle quali il pagamento di metà stipendio e la fine del rapporto con una delle committenti. In un momento storico in cui le aziende non assumono, non pagano per mesi ed infine chiudono, un posto di lavoro come questo, che non dimentichiamoci rappresenta una grande realtà per la nostra piccola città che paga, aiuta dipendenti e operatori e si impegna a garantirne la sopravvivenza,va assolutamente salvaguardato. Così come va difeso il direttore che a differenza di altri lascia la sua porta aperta come ha sempre detto e fatto a tutti quelli che per motivi lavorativi e/o personali hanno la necessità di chiarirsi o semplicemente sfogarsi. Ci sentiamo quindi in dovere di invitare i nostri colleghi a riflettere e ad aprire quella porta per trovare un punto di incontro. Grazie K4UP”.
La reazione non si è fatta attendere, poco dopo, infatti, i dipendenti in sciopero hanno pubblicato via Facebook la loro lettera di risposta ai colleghi: “A tutti coloro che ci sostengono, cittadini e autorità comprese. Abbiamo letto attentamente la lettera delle colleghe e colleghi che non hanno aderito allo sciopero (10), e intendiamo fare delle precisazioni al riguardo. Premettendo che RISPETTIAMO nel modo più assoluto le idee di tutti, ci teniamo a far conoscere ulteriormente il nostro punto di vista.Tra di noi ci sono persone che sono nate con l’azienda e che hanno contribuito alla sua crescita, operatori e coordinatori di sala. Ci ricordano che ci sono stati altri momenti di difficoltà nell’erogazione delle retribuzioni (avvenute, tra l’altro, nel periodo di festività natalizie) e tutto è stato sempre superato proprio in virtù dell’amore e dell’impegno profuso verso l’azienda: un’azienda che oggi sembra non riconoscerci. La fiducia reciproca non può basarsi su decisioni unilaterali di assoluta penalizzazione. Nella lettera dei colleghi, si addossa la responsabilità dei problemi economici (pagamento di metà retribuzione di Gennaio) ALL’AMBIENTE LAVORATIVO. Ci domandiamo se piuttosto non siano invece delle scelte aziendali la causa di tutto ciò: non dimentichiamo che dietro a un Direttore Generale che fa del bene per poi RINFACCIARLO (non si dovrebbe comunque entrare nel merito personale di NESSUNO) c’è un’amministrazione che avalla scelte aziendali poco oculate (e qui si potrebbe aprire un ampio capitolo) che cozzano con ciò che viene ribadito nella lettera essere un periodo di crisi.
In tal senso il nostro NON È un attacco PERSONALE a qualcuno, bensì il diritto di rivendicare una dignità lavorativa e individuale, nonché economica che ennesimamente non è stata rispettata nonostante la nostra disponibilità che da mesi ci vede seduti ad un tavolo di trattativa sindacale che avrebbe permesso di salvaguardare sia l’azienda così come i lavoratori che ne sono il cuore pulsante. Se la gestione del TERZO CALL CENTER in Italia, preferisce avallare scelte dispendiose invece di garantire diritti (quali i contributi e la certezza di una retribuzione adeguata) vuol dire che tiene di più al proprio benessere che non a quello di chi produce e PORTA LA REDDITIVITÀ che permette loro di gestire l’azienda. Ciò che PRETENDIAMO è solo un diritto sacrosanto che non può soggiacere agli interessi e al benessere di pochi. Per questo continueremo la nostra battaglia sempre più fieri e orgogliosi, senza la necessità di fare attacchi personali e scadere nel pietismo strumentalizzato atto a spostare l’attenzione su banalità. Noi abbiamo DIRITTI… Qualcuno che amministra ha dei DOVERI”.
Sulla vertenza Key for up-Overing, dunque, non esiste una posizione univoca neanche tra i dipendenti, tuttavia, come ricordato dai lavoratori in sciopero, già nel 2008 Inps e ispettori provinciali avevano contestato alla Key for up l’applicazione impropria dei contratti a progetto per 151 lavoratori. Il 25 gennaio 2012, inoltre, era stata consegnata, nel corso di una seduta comunale, un’interrogazione con la quale il Comune si impegnava a raccogliere tutte le informazioni possibili sulle effettive condizioni dei lavoro presso le società call center presenti nel territorio comunale al fine di “accertare la verità e ripristinare il rispetto della legalità nel territorio”.

© Riproduzione riservata

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