Giada Martinetti
L’ira della Brambilla si abbatte sulla Giostra della Quintana di Foligno. La pubblicazione delle intercettazioni – anticipate oggi da Tuttoggi.info (leggi) e CorSera, riprese da tutti i Tg nazionali – che hanno portato alla condanna a vario titolo di 5 esponenti della kermesse folignate per aver dopato i cavalli, ha spinto il Ministro del Turismo non solo a condannare i trattamenti riservati agli animali impegnati nelle Giostre ma anche a confermare la bontà della sua decisione di non aver concesso alla manifestazione il marchio di “Patrimonio d’Italia per la tradizione”.
Il mancato ottenimento del ‘bollino’, come si ricorderà, aveva sollevato questa estate le critiche di tutte le istituzioni, da quelle folignati (Comune e Quintana in testa) a quella regionale. Ma leggiamo il comunicato diramato dall’ufficio stampa del Ministro pochi minuti fa. “È davvero una vergogna quanto emerge dagli atti dell'inchiesta relativa alla Giostra della Quintana di Foligno, resi noti dalla stampa – si legge nella nota – una realtà squallida e censurabile che, ancora una volta, vede gli animali vittime di abusi e maltrattamenti che non vogliamo trovino più alcuno spazio in un grande Paese civile quale è l'Italia”. “Purtroppo – spiega il ministro Brambilla – questo meschino episodio è solo l'ultimo di una lunga serie di analoghi accadimenti che offendono il grande sentimento di amore e rispetto degli animali e dei loro diritti, proprio della maggioranza degli italiani, e che, per la risonanza ad essi garantita all'estero, arrecano anche un grave danno all'immagine nazionale e al conseguente appeal turistico”.
“A quanti avevano criticato la mia decisione di non riconoscere alle manifestazioni popolari che vedono coinvolti animali, tra le quali la giostra della Quintana di Foligno, la possibilità di ottenere il prestigioso riconoscimento di “Patrimonio d'Italia per la tradizione”, che comporta una valorizzazione strategica anche a livello internazionale, consiglierei di leggere anche solo il riassunto delle intercettazioni telefoniche che hanno portato il Tribunale di Perugia a condannare per doping dieci tra veterinari, fantini e gestori di scuderie, impegnati nella Giostra”. Per la verità i condannati in primo grado dal Tribunale di Perugia sono 6, inclusi 2 veterinari, ai quali si aggiunge il fantino che aveva patteggiato la pena. Tutti per reati che sono stati commessi nelle due edizioni del 2006. “Premesso che la responsabilità penale è personale, la sentenza e le intercettazioni confermano che questo tipo di competizioni siano caratterizzate da un'assoluta mancanza di rispetto nei confronti degli animali “utilizzati”, i cui diritti vengono sacrificati senza pietà, al solo obiettivo di conquistare il palio. E’ questa mentalità – prosegue il ministro Brambilla – la causa principale e il filo conduttore non solo di questi illeciti ma dei molti incidenti che hanno funestato palii e giostre nel nostro Paese e sono costati la vita a decine di cavalli negli ultimi anni. Vorrei ricordare che alle prove della Quintana di giugno è toccato alla purosangue di sei anni Estrada, mentre l’anno scorso si è dovuto abbattere, per frattura insanabile, Kalascian, un cavallo di quattro anni. Da tempo – conclude la titolare del Turismo – denuncio l’inadeguatezza e l’anacronismo di certi eventi che evidentemente non possono avere i requisiti per essere dichiarati “patrimonio d’Italia”. Non c’è nulla di “culturale” nel drogare, maltrattare e condurre alla morte un animale. Altro che tradizione, è solo una vergogna!”
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