Lo scorso lunedì (13 marzo) si è finalmente aperto il tavolo di crisi per la ex Tagina di Gualdo Tadino, ora Saxa Gualdo. All’incontro erano presenti la Regione Umbria, con l’assessore allo Sviluppo economico Michele Fioroni, i vertici della finanziaria regionale Sviluppumbria, il sindaco Massimiliano Presciutti, i vertici aziendali, le segreterie Cgil e Cisl, le segreterie di Filctem e Femca e la Rsu aziendale.
“L’azienda ha confermato che la speculazione sui costi energetici prima e gli elevati costi per approvvigionamenti energetici imposti oggi alle aziende energivore, costringono a protrarre il fermo degli impianti che dura ormai dalla fermata estiva delle scorso anno – spiegano Euro Angeli (Filctem Cgil) e Simone Sassone (Femca Cisl) – Il fermo prolungato ha creato anche un problema di liquidità che al momento blocca la ripartenza degli impianti, pur in presenza di un buon pacchetto di ordini”.
Nelle stesse condizioni del sito gualdese si trovano anche gli altri 2 siti Saxa ubicati a Rocca Secca ed Anagni. Tale situazione (la presenza aziendale in più regioni) fa in modo che la crisi Saxa venga ricondotta in sede ministeriale a Roma. “L’azienda, anche tramite il coinvolgimento di Invitalia, conta di ripartire a Gualdo Tadino almeno con un forno, entro il mese di maggio – continuano Angeli e Sassone – La Regione si è impegnata a supportare l’azienda con gli strumenti a disposizione“.
Nel frattempo, per tutelare tutta la forza lavoro, è stato richiesto un ulteriore anno di cassa integrazione. “Da parte nostra – spiegano i sindacalisti – abbiamo precisato che la cassa deve essere vista solo come strumento per risolvere la crisi. I lavoratori infatti devono quanto prima rientrare al lavoro, anche attraverso un impegno finanziario concreto di tutti gli azionisti di Saxa. Contestualmente a ciò, pur comprendendo le difficoltà, pretendiamo il massimo sforzo da parte aziendale, specialmente nel rispettare le scadenze dei pagamenti dei ratei di cassa, negli ultimi mesi infatti si sono ripetuti ritardi che minano ancora di più la situazione economica dei lavoratori“.
Per tutti questi motivi le organizzazioni sindacali hanno deciso di prorogare lo stato di agitazione indetto lo scorso mese, per mantenere la massima attenzione di tutte le istituzioni a tutti i livelli, “perché non si disperda questa realtà produttiva su questo territorio fortemente colpito dalla desertificazione industriale”.