(Fda) Franco Tomassoni è il nuovo assessore regionale umbro alla Sanità, prendendo il posto della presidente della regione Catiuscia Marini, che reggeva ad interim l'assessorato da diversi mesi.
Nel riassetto di giunta, ufficializzato oggi dalla presidente Marini, oltre al nuovo conferimento di deleghe a Tomassoni, all'assessore Gianluca Rossi sono state assegnate le nuove deleghe di Programmazione ed organizzazione delle risorse finanziarie, Affari istituzionali, Riforme e Semplificazione, mentre Vincenzo Riommi entra a far parte dell'esecutivo come assessore a Economia, Sviluppo economico, Politiche industriali, Energia e Politiche attive del lavoro.
“Si conclude così una fase nella quale, in prima persona, nella mia veste di presidente della Giunta, ho svolto anche le competenze e le funzioni relative alle politiche sanitarie, dopo le dimissioni decise autonomamente dall’assessore Riommi”, ha commentato la Marini.
La nomina di Tomassoni arriva in un momento particolarmente delicato del sistema sanitario regionale, al centro del dibattito politico sui ticket sanitari, sulla possibile soppressione di alcune Asl e sulla sempre scottante questione sanitopoli.
No alla soppressione delle Asl Proprio ieri il consiglio regionale umbro si è pronunciato negativamente sulla possibile riduzione del numero delle Asl in Umbria, con 16 voti contrari e 11 favorevoli. La mozione era stata proposta dalle forze di minoranza (Pdl, Lega, Udc e Costituente popolare), sulla scorta della “relazione della Corte dei Conti sulle politiche sanitarie della Regione Umbria del 21 giugno 2011, che nella parte conclusiva evidenzia: 'Anche una più approfondita valutazione del numero delle aziende sanitarie esistenti in rapporto all'estensione del territorio e al numero degli abitanti dell'Umbria, potrebbe rendere più efficace la rete di servizi e determinare una consistente diminuzione dei costi'”.
L'ipotesi di dimezzare le quattro Asl Umbre, ritenute eccessive insieme alle due aziende ospedaliere a fronte dei 900mila abitanti della regione, ha trovato favore bipartisan del consiglio regionale, che ha però preferito bocciare la mozione delle opposizioni -ritenuta una misura troppo drastica e immediata-, in alcuni casi proponendo un cammino progressivo e organico di riforma.
Accordo sanità regione-ateneo Oggi intanto la sanità è tornata protagonista in una conferenza stampa a palazzo Donini, dove è stato presentata l'intesa tra Regione e Università degli studi per la gestione del servizio sanitario regionale.
“Con questa intesa vogliamo realizzare una grande innovazione nella gestione della sanità e nel rapporto tra il servizio sanitario regionale e l’università, che miri innanzitutto a determinare una forte integrazione che non sia circoscritta alle sole Aziende ospedaliere, ma coinvolga tutto il sistema sanitario territoriale”, ha detto la Marini nell'incontro cui hanno preso parte anche i vertici dell'università, delle aziende ospedaliere e i sindaci di Perugia e Terni “Ovviamente obiettivo primario è quello di andare verso la realizzazione del modello di azienda ospedaliero-universitaria”, ha detto ancora la presidente.
Entro i prossimi 90 giorni una Commissione paritetica università-regione dovrà individuare le regole di organizzazione e di funzionamento dell’azienda ospedaliero-universitaria, per la definizione dello svolgimento delle attività assistenziali dell’Università nelle sedi ospedaliere di Perugia e Terni, al fine di perseguire e promuovere l’integrazione dell’attività assistenziale, di didattica e di ricerca.
L'intesa prevede anche l'istituzione di dipartimenti interaziendali, soprattutto per le funzioni di alta specialistica e della ricerca, “evitando duplicazioni, sovrapposizioni e razionalizzando così anche la spesa”, sancisce in modo definitivo la volontà di ultimare definitivamente l’operatività della nuova sede della facoltà di medicina di Terni. L'intesa prevede inoltre “per la parte relativa alle funzioni di assistenza nelle strutture ospedaliere l’equiparazione degli universitari a quello degli ospedalieri, mantenendo ovviamente ogni forma di flessibilità per quanti nell’ambito universitario svolgono attività di didattica e di ricerca”. “Per favorire proprio quest’ultimo aspetto abbiamo deciso di investire nei prossimi tre anni 3 milioni e 600 mila euro”, ha detto la Marini.