Una festa in tono minore, quella celebrata quest’anno a Narni, in onore del Santo Patrono, il 2 e 3 maggio scorsi. Il Vescovo Piemontese ha officiato, in seguito all’Offerta dei Ceri, e nel pieno rispetto delle norme anticontagio, la messa pontificale nella concattedrale di Narni: un modo per fare memoria di San Giovenale, e un messaggio di unità spirituale per la comunità cittadina sofferente a causa del Coronavirus. Le celebrazioni si sono svolte in piena collaborazione con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco De Rebotti.
Il 2 maggio, alla vigilia della festa del Patrono di Narni, si è tenuta la tradizionale cerimonia “De Cereis et Palii Offerendi”, l’omaggio al Vescovo della diocesi di Terni-Narni-Amelia, successore di San Giovenale, da parte delle autorità comunali della città di Narni, delle sue contrade e dei rappresentanti delle arti. È stato il personale del mondo ospedaliero, scolastico, del volontariato, oltre ai consueti delegati dei Terzieri, a fare omaggio al Vescovo Piemontese. Hanno, dunque, consegnato simbolicamente il cero al Vescovo tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno avuto a che fare con il Coronavirus.
Nella giornata di Domenica, invece, Giuseppe Piemontese ha rivolto un saluto particolare ai malati, agli anziani, a chi ha patito sofferenze e lutti nel tempo della pandemia. Ricordando, poi, il Patrono e Primo Vescovo di Narni ne ha sottolineato “l’ardore nello svolgere la missione di evangelizzatore”. “Nelle vesti di medico, ma anche di custode e guida del popolo – afferma Piemontese – difese a suo tempo la cittadinanza, e lo fa ancora oggi, in tempo di pandemia, da nemici ancora più subdoli”. “A lui, quindi, ci rivolgiamo con fiducia affinché vigili sulla salute, sul benessere, affinché ci guidi verso la concordia, la pace e la santità di questa comunità civile ed ecclesiale”.
Stando a quanto riportato da Giuseppe Piemontese, l’affluenza alla messa domenicale, così come la partecipazione alla vita della chiesa e la coerenza con i principi e i valori cristiani, sarebbe andata, in questi ultimi tempi, sempre di più scemando. Il Vescovo, infatti, ha apertamente dichiarato che “la nostra generazione non è all’altezza di proteggere e custodire il tesoro della fede, dell’amicizia con Gesù, la nostra tradizione cristiana, la solidità della nostra chiesa”. La fede è “un tesoro che può conservarsi intatto e custodirsi solo se la nostra responsabilità fa affidamento sulla grazia di Dio, solo se viene riconosciuto come dono di Dio medesimo”.
Noi cristiani del XXI secolo – conclude Monsignor Piemontese – siamo afflitti e mortificati del fatto che la festa di San Giovenale si celebri solo on line, e la corsa all’anello, altro momento significativo, non si possa mettere in atto”. In questo modo, difatti, si rischia di perdere le usanze e l’interesse verso di esse. Pertanto, l’unico modo per rafforzare la tradizione legata a San Giovenale sarebbe “convertirsi a una vita cristiana più autentica”.