“La Regione, una volta ricevuto il parere del Consiglio superiore di Sanità è pronta ad adeguarsi“. Arriva a metà pomeriggio la posizione della presidente della Regione, Donatella Tesei, relativa al parere del Css e alle linee guida del Ministero della salute sulla Ru486 e sull’interruzione di gravidanza farmacologica. Un parere che sconfessa, di fatto, la delibera della Tesei che tante polemiche aveva già causato, arrivato dopo la lettera proprio della Tesei al ministro.
Tesei e Coletto aspettano il parere
“Abbiamo già chiesto al Ministero della Salute di avere il parere del Css nonché le indicazioni su tempistiche e contenuti delle direttive ministeriali di adozione del provvedimento, così come annunciato dal Ministro. Come già detto qualche mese fa, quando sollevammo il caso e scrivemmo una lettera al ministro Speranza – dice Tesei – il fulcro, al di là delle polemiche, rimangono la tutela della salute delle donne, la loro autodeterminazione e la necessità di una linea comune aggiornata scientifica. Siamo pronti, come sottolineato allora e confermato oggi, ad adeguarci ad una chiara ed univoca linea del Ministero. “Ci eravamo conformati alle linee nazionali – ha affermato l’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto – e, una volta ricevute e lette quelle nuove fornite dal Ministero, siamo pronti a farlo nuovamente, con la massima correttezza”.
Opposizione all’attacco
L’opposizione intanto però va all’attacco: “Sull’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica la nostra era una battaglia giusta. La Giunta Tesei chieda scusa e cambi subito la delibera della vergogna“, dichiarano i consiglieri regionali del Partito Democratico.
“La donna – spiegano i consiglieri Pd – potrà lasciare la struttura ospedaliera dopo mezz’ora dall’assunzione della pillola Ru486, senza alcun obbligo di ricovero forzoso di tre giorni come imposto dalla Giunta Tesei. Le linee guida del ministero della Salute mettono fine ad una forzatura terribile voluta dalla Lega e stabiliscono una vittoria di civiltà e dei diritti. Il consiglio superiore di Sanità prima e il ministero della Salute poi – proseguono i consiglieri del Partito democratico – mettono i paletti ad una destra oscurantista che ha provato a riportare l’Umbria indietro di cinquant’anni. È necessario che, dopo aver scatenato una sollevazione popolare e dopo essere andati incontro ad una sonora bocciatura della comunità medica, la presidente Tesei, l’assessore Coletto e il loro consigliere sul tema, il senatore Pillon, chiedano scusa alle donne e all’Umbria. Chi ha lottato per i diritti delle donne e la libertà di scelta stava dalla parte giusta. Hanno cancellato con tanta fretta un diritto che ora va subito ripristinato. La presidente Tesei – concludono – convochi subito la Giunta e cancelli la delibera della vergogna“.
“La svolta è arrivata e come Partito Democratico non possiamo che accogliere in modo molto positivo le novità che porta in serbo.
Le nuove linee guida che saranno emanate dal Ministero della Salute ci dicono che l’aborto farmacologico è sicuro e che la Ru486 potrà essere assunta fino alla nona settimana in day hospital. Finalmente le evidenze scientifiche di una pratica considerata sicura per la salute delle donne prevalgono sull’ideologia che ne vorrebbe limitare la verità e quindi l’applicazione“. Così Lucia Bongarzone, Responsabile Nazionale Dipartimento Pari Opportunità e Politiche per le Famiglie del Partito Democratico, Valeria Cardinali, Vice Responsabile Organizzazione Partito Democratico, Monica Cirinnà, Responsabile Nazionale Dipartimento Diritti del Partito Democratico.
M5S e Cgil
“L’aborto farmacologico è sicuro. La presidente Tesei si adegui, riporti l’Umbria nel 2020 e chieda scusa”. Dichiara il consigliere regionale Thomas De Luca (M5S). “Sono passati tanti anni da quando abbiamo iniziato la battaglia per la Ru486, in Umbria come nel resto del Paese. Oggi, anche grazie alla straordinaria mobilitazione partita da Perugia, possiamo incassare un primo importante risultato, ma il nostro impegno continuerà fino alla piena applicazione della legge 194”. Così Barbara Mischianti, della segreteria regionale della Cgil dell’Umbria.