E’ iniziata così. Nella notte appena trascorsa, sull’utenza di pubblico interesse 112, giunge una telefonata nel corso della quale l’anonimo interlocutore, svegliato dal rumore proveniente dalla pubblica via, richiede l’intervento di una pattuglia dei carabinieri in Via Sicilia perché due soggetti se la stanno dando di santa ragione.
E’ proseguita così. Immediata scatta la segnalazione ai carabinieri del radiomobile che si trovano proprio nel quartiere di Fontivegge a pattugliare quella parte dell’acropoli cittadina particolarmente sensibile sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, al fine di sfavorire l’insorgere di fenomeni criminosi in genere ed aumentare la sensazione di sicurezza dei residenti. Tempestivo dunque l’intervento dei militari che giungendo in Via Sicilia in contemporanea a personale del 118, già allertato, prestano soccorso al malcapitato che, riverso sul marciapiede, in stato confusionale, non dice di essere stato aggredito (forse vuole nascondere la verità), ma sostiene soltanto di essere caduto in terra, a seguito di un malore.
Qualcosa evidentemente non torna e mentre l’ambulanza trasporta il ferito in ospedale, i carabinieri iniziano ad investigare in zona giungendo alla conclusione che effettivamente la lite c’è stata e che l’uomo infortunato non dice per intero la verità. Si recano quindi presso il pronto soccorso dell’ospedale al fine di sincerarsi sulle condizioni di salute dell’uomo e saperne di più.
E’ finita così. Al termine delle cure del caso, appreso che l’uomo aveva riportato lesioni evidentemente non compatibili con il riferito malore (ciò avvalorava la tesi investigativa), i carabinieri, dopo averlo identificato, gli chiedono come effettivamente sono andate le cose, ma la risposta è sempre la stessa “mi sono sentito male”. Non gli credono, non può essere andata così ma la reticenza dell’individuo è dura da sconfiggere. Iniziano a quel punto accertamenti più approfonditi sul conto del ferito al termine dei quali i militari appurano che l’uomo è in realtà un ricercato, dovendo ancora espiare la pena di mesi 6 di carcere, per reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo aver quindi atteso che i medici lo dimettessero dall’ospedale all’esito delle cure prestate, i carabinieri conducono l’uomo in caserma dove lo dichiarano in stato di arresto, in esecuzione di un provvedimento di cattura emesso a suo carico dal Tribunale di Perugia.
Così si sono riaperte le porte del carcere di Capanne per un 34enne tunisino, senza fissa dimora sul territorio nazionale, nullafacente, noto alle cronache giudiziarie. Le indagini proseguono per l’identificazione del soggetto autore delle lesioni in danno del 34enne tunisino e delle ragioni poste alla base del litigio che non si esclude possano essere collegate a dissidi per motivi di droga. Grazie alle indicazioni ricevute c’è da credere che anche per l’aggressore le ore sono davvero contate.