“Vi prego, siate buoni, riportatemi il mio Bambinello, mi si sento come se mi avessero rubato una parte della mia vita”.
E’ l’appello, con voce accorata e commossa, che l’anziana Giuseppina Ottaviani, lancia dal piccolo paesino di Serrone, dalle montagne della Val Menotre. Ma come si fa a trafugare Gesù Bambino da un presepe realizzato in una minuscola grotta? Un’opera, tra l’altro, realizzata a mano dalla stessa Giuseppina, che oltre trent’anni fa, l’aveva modellata con la creta. Per lei il nuovo anno è cominciato nel peggiore dei modi, quando la mattina del 31 dicembre scorso ha fatto l’amara scoperta, si è subito lanciata in una disperata ricerca insieme al marito Elio Lini, ma non c’è stato nulla da fare.
Di quella statuetta si è persa ogni traccia, ma la signora Giuseppina non si vuole rassegnare e spera ancora che la storia abbia un lieto fine. Nel suo lungo quanto toccante sfogo, arriva persino a dire che quel suo Bambinello avrebbe voluto portarlo con se, nella tomba, tanto era l’amore ed il legame che provava.
Ad aiutarla suo marito, Elio, compagno di una vita, che lavorando sapientemente il legno, realizza strutture, fondali e casette. “Ci amiano da sempre ed andiamo tanto d’accordo – fa sapere la signora Giuseppina – ma le confido una cosa, se litighiamo litighiamo una volta all’anno, e sempre per realizzare il presepe”.
Quest’anno il tema era quello dell’immigrazione e dell’integrazione con il cartiglio scritto a mano da Giuseppina che recita: ‘Non c’è posto per Maria e Giuseppe ieri come oggi’ con Maria visibilmente incinta, e Giuseppe che la tiene per mano.
Dopo trent’anni il presepe di Serrone non può e non deve morire, il presepe di Lino e Giuseppina deve continuare ad animare Serrone, che già di per se sembra un suggestivo presepe. Speriamo in un ‘miracolo di Natale’ ma in fondo, il vero miracolo è l’amore che ancora unisce questa coppia, e che Giuseppina prova per il suo paese e per il suo presepe, questo non potrà mai ‘rubarlo’ nessuno.