di Antioco Fois
Questa è la storia di un luogo dimenticato. Del tempo che cancella la memoria di posti che ritornano ad essere sconosciuti e invisibili. E rimangono là, oltre uno strato sottile di asfalto e pietra, come pezzi di città che riecheggiano solo nei ricordi d’infanzia di pochi residenti.
Un rifugio per salvarsi
Siamo a Perugia. Dall’ottobre del ’43 fino alla liberazione del giugno ’44 i bombardieri inglesi, che aprono la strada alla risalita degli Alleati lungo la Penisola, fanno conoscere la morte dal cielo anche al capoluogo umbro, con 17 raid aerei notturni. La sera si spengono le luci per non offrire bersagli all’aviazione, si sta allerta in attesa del suono delle sirene, per trovare al più presto un riparo e non rischiare di finire sepolti tra le macerie della propria casa. Quando un attacco incombe sulla città i residenti della parte alta del Borgo Bello trovano riparo nel tunnel della Prefettura, un cunicolo fangoso di mattoni ora in custodia alla Provincia di Perugia, visitabile e aperto periodicamente. Più in là, alla fine della strada, quasi in Borgo XX Giugno, un altro riparo dalle bombe si apre dalle cantine private di un’abitazione. In un cunicolo scavato nella roccia molte famiglie della zona hanno trovato rifugio mentre la Raf recapitava sulla città il proprio carico di bombe. Solo alcuni residenti storici della zona lo ricordano, nelle immagini sbiadite conservate in quel cassetto della memoria di quando “c’era la Guerra”.
Il tunnel a Borgo Bello
Quel luogo misterioso si apre con un ingresso dalla volta ovale. Un’apertura che si fa strada a scalpellate nella roccia per qualche decina di metri e si snoda in più diramazioni. L’entrata a quel pezzo di storia cittadina è alla fine di corso Cavour, dal “fondo” di una delle abitazioni che si appoggiano alla chiesetta duecentesca di Santa Maria di Colle, sul lato sinistro della via, dirimpetto alla caserma dei vigili del fuoco. Un palazzo accostato a quella che da parrocchia di quartiere è poi diventata scuola di musica “Frescobaldi”, “Auditorium Marianum” da cinquant’anni. La visita al cunicolo è stata possibile grazie ai proprietari di una delle cantine del palazzo, che hanno permesso di documentare con qualche fugace fotografia questo luogo della memoria cittadina.
Il primo tratto è in discesa, per tre-quattro gradini, per poi voltare a destra nel corridoio principale. Si prosegue per una decina di passi in un tunnel dalla volta stondata, alto meno di due metri, intervallato da nicchie ai lati, che termina con una rientranza più profonda dalla forma tondeggiante più marcata. Da qui due diramazioni. Solo quella di destra è percorsa dai fili intrecciati dell’impianto dell’illuminazione, che corrono lungo il soffitto sorretti da supporti di maiolica. Cavi elettrici e interruttori tipici della prima metà del secolo scorso, che appaiono come un’installazione di gran lunga successiva alla fabbricazione di quel cunicolo. Tra quelle pareti, scavate nella pietra una martellata per volta, il silenzio è avvolgente, l’atmosfera quasi mistica, tanto da suggerire che in origine si trattasse di un luogo di culto. Per questioni di sicurezza è meglio non spingersi oltre a visitare tutte le diramazioni del tunnel, che in ogni modo sembra non si spingano molto oltre. Un’altra derivazione, dicono i residenti della zona, dovrebbe essere accessibile dalla cantina di un altro proprietario dello stabile e la piccola rete di gallerie passerebbe sotto il piano stradale di Corso Cavour.
La memoria dei residenti
Tra i cittadini del Borgo bello rimane solo qualche ricordo in bianco e nero. “Me ne parlava mio padre”, dice una residente “storica” della via. “Sapevo che ci si nascondeva là durante la Guerra”, ribadisce un’altra. Altre testimonianze raccolte sul posto rimangono più vaghe e sbiadite, di quel luogo qualcuno ha sentito parlare, ma niente più. Perfino il presidente di “Borgo bello”, associazione per la valorizzazione di Corso Cavour e Borgo XX Giugno, dice di avere sentito parlare di quel tunnel usato come rifugio antiaereo, ma di non averlo mai visitato. “Auspico – commenta Orfeo Ambrosi – che questo luogo possa essere riscoperto e valorizzato. Nel rispetto della discrezione dei proprietari del locale che vi dà accesso, sarebbe interessante fare una ricerca di tipo storico e architettonico, per capire a quando risale e a cosa servisse quel cunicolo. Sicuramente – aggiunge il presidente dell’associazione – meriterebbe uno studio approfondito da parte di esperti e rendere accessibile questo luogo costituirebbe un elemento aggiuntivo di valore per il Borgo Bello e per Perugia”.
In poche mosse, da quel cunicolo buio si emerge nuovamente all’aria aperta. In strada c’è il consueto traffico, l’uscita dei bambini da scuola, i clienti di un minimarket che fanno spesa prima di pranzo. Quel tunnel buio che ha dato riparo ai perugini dalle bombe del ’44 è ancora là, sotto i passi delle centinaia di persone che ogni giorno percorrono la via, rimasto nascosto agli occhi della città per oltre mezzo secolo.