Raggiungere il del 60% di raccolta differenziata per il 2016 in tutti i Comuni dell’Umbria: è questo uno degli obiettivi principali che la presidente della Regione Marini e l’assessore Cecchini hanno messo sul tavolo, incluso nel nuovo piano rifiuti di Palazzo Donini, previsto nella nuova delibera di giunta approvata lunedì scorso. Il tutto a fronte del fatto che sono 8 i milioni di euro stanziati negli ultimi anni per incentivare la raccolta differenziata.
“Un obiettivo raggiungibile, come dimostrano i risultati conseguiti già oggi in Comuni anche di grandi dimensioni e la media regionale che già supera il 50 per cento – ha detto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, illustrando insieme all’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini i contenuti della delibera approvata dalla Giunta regionale – per il quale abbiamo fissato precise scadenze: entro la fine di marzo in tutti e 92 Comuni umbri dovrà essere effettuata la raccolta differenziata domiciliare. Altrimenti sarà la Regione, anche attraverso commissari ad acta, a provvedere per arrivare a un risultato omogeneo su tutto il territorio regionale”.
Altro obiettivo è quello della sperimentazione della tariffa puntuale: “attendiamo la normativa nazionale in materia, ma poiché potrà consentire anche una migliore qualità della raccolta differenziata l’accompagneremo – ha detto la presidente – con un sostegno finanziario per gli investimenti dei Comuni per la realizzazione dei sistemi che consentano l’identificazione dei cittadini e la quantificazione dei rifiuti differenziati”.
“Ce lo chiede l’Europa” – “L’Umbria – ha affermato Marini fra l’altro – si pone l’obiettivo strategico di giungere al superamento del conferimento in discarica, secondo la tabella di marcia indicata dalla normativa europea che fissa quale obiettivo di medio-lungo periodo, al 2030, una quantità di rifiuti in discarica che non sia maggiore al 10 per cento. Attualmente si è circa al 50%, ma anche attraverso questa delibera contiamo di abbattere la quantità al 25% dei rifiuti prodotti”. A confronto, il conferimento di rifiuti in discarica è stato del 50% nel 2014, ossia di 470mila tonnellate. La Regione conta ora di abbattere questo 50% almeno della metà, e non solo per quanto riguarda i rifiuti urbani.
No inceneritore – La presidente Marini ha ricordato che la Regione Umbria ha riconfermato anche ieri in sede di Conferenza Stato-Regioni la sua contrarietà alla realizzazione in Umbria di un impianto di termovalorizzazione “perché non è economicamente sostenibile sulla base dei dati certificati della produzione dei rifiuti e degli obiettivi del Piano regionale”. Nella Conferenza delle Regioni, gli enti locali hanno espresso un “parere articolato“, con 5 regioni che hanno dimostrato la loro contrarietà. Per Marini, in Umbria “non ha senso un impianto di incenerimento per 900mila abitanti, in particolare per una Regione che vuole puntare al sistema differenziata al 70%. Abbiamo chiesto al ministero dell’ambiente di rivedere la sua posizione. Le Regioni hanno dato parere favorevole condizionato, non tout court. Nella maggior parte dei casi hanno messo in discussione le previsioni del governo. Tanto che è stato il sottosegretario Bressa a rivolgersi al ministero dell’Ambiente chiedendo di aggiornarci alla prossima settimana“.
Auri in campo – “Vogliamo imprimere un’accelerazione all’attuazione delle previsioni contenute nel Piano regionale – ha sottolineato l’assessore Cecchini – ed ognuno è chiamato a fare la sua parte, dai Comuni ai cittadini. Un percorso che sarà integrato dalle disposizioni sull’impiantistica contenute in un atto che a breve sarà approvato dalla Giunta regionale, sul quale gli uffici regionali stanno lavorando con il coinvolgimento di Arpa, Comuni e soggetti gestori, e che assegnerà obiettivi per ogni impianto e soggetto gestore”. Toccherà all’Auri anche individuare dove poter creare gli impianti di Css, fare in modo di avere un’impiantistica di maggiore qualità, garantendo così la possibilità di creare un’economia che ruota attorno alla differenziata. In questo percorso “è molto importante che si arrivi alla costituzione dell’Auri, l’Autorità umbra per i rifiuti e l’idrico, costituita dai Comuni e alla quale spetta anche predisporre il piano di ambito regionale: la riforma è già stata fatta – ha ricordato la presidente – ma ancora non si è provveduto all’insediamento. Per questo abbiamo fissato un termine di tempo, trascorso il quale sarà la Regione a insediare l’Assemblea dell’Auri”. Il termine inteso da Marini e dalla sua giunta è previsto per i primi di febbraio, entro il quale saranno i Comuni umbri a dover indicare i vertici di Auri. “Ai Comuni – ha detto – rivolgiamo un invito pressante anche perché si riapproprino della ‘governance’ sui rifiuti, nell’ottica di una semplificazione e del superamento della frammentazione attuale, con una quindicina di società di gestione dei rifiuti”.
Scadenze – La Giunta regionale, con la delibera, ha pertanto disposto che i Comuni, entro il 31 marzo 2016, dovranno approvare le modalità organizzative che assicurino entro il 30 giugno 2016 il completamento della riorganizzazione dei servizi di raccolta domiciliare dei rifiuti. Entro il secondo semestre 2016 si dovrà arrivare in ogni Comune a una raccolta differenziata non inferiore al 60%, che salga ad almeno il 65% nel 2017 fino a raggiungere nel 2018 una quota non inferiore al 72,3 per cento. In caso di inadempienza, la Regione eserciterà i poteri sostitutivi anche con la nomina di un commissario “ad acta”.
Si accelera inoltre la riorganizzazione della “governance” in materia di rifiuti e servizio idrico: al Presidente del Consiglio delle autonomie locali viene assegnato il termine di 15 giorni dalla data di ricevimento dell’atto regionale per convocare e insediare l’Assemblea dei sindaci dell’Auri, l’Autorità umbra per i rifiuti e l’idrico (istituita con decreto della Presidente della Regione nel settembre 2015 in base alla legge regionale 11/2013), forma speciale di cooperazione tra i Comuni, cui sono conferite le funzioni in materia di servizio idrico integrato e servizio di gestione integrata dei rifiuti già esercitata dagli Ati (soppressi con la stessa legge regionale).
La scheda – Accelerare l’incremento della raccolta differenziata dei rifiuti, uniformandola su tutto il territorio regionale: ogni Comune dovrà riorganizzare i servizi di raccolta domiciliare in modo da raggiungere i livelli previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti, altrimenti scatteranno i poteri sostitutivi della Regione anche con la nomina di un commissario “ad acta”. È una delle misure contenute nella delibera approvata dalla Giunta regionale nella sua ultima seduta. I dati certificati dalla Giunta regionale attestano, infatti, un incremento progressivo della media regionale di raccolta differenziata passata dal 31,3% del 2009 al 50,6% del 2014 e che si accompagna a un sensibile calo della produzione di rifiuti pro capite (da 556 kg/abitante nel 2009 a 508 kg/abitante nel 2014) ma il trend di crescita della raccolta differenziata non è stato in linea con le previsioni del Piano regionale. In particolare, i dati certificati della raccolta differenziata relativi al 2014 evidenziano una situazione disomogenea sul territorio regionale, con scostamenti fra i 4 Ati-Ambiti territoriali integrati: Ati 1: 51,4%; Ati 2: 60,0%; Ati 3: 43,4%; Ati 4: 39,4%. Questi ultimi due, in cui più che altrove permangono servizi di raccolta prevalentemente stradali, restano considerevolmente al di sotto della media regionale.
Una estrema variabilità che riflette quella fra i singoli comuni: il capoluogo regionale ha superato il 60%, mentre Terni si è attestata al 43,2 per cento arretrando rispetto all’anno precedente. Quattro Comuni sopra i 10mila abitanti hanno superato l’obiettivo del 65% fissato dal Piano: Umbertide (71,9%); Bastia Umbra (69,6%); Marsciano (66,9%) e Todi (66,6%). Altri Comuni più piccoli (Bettona, Torgiano, Lisciano Niccone, Giano dell’Umbria) hanno raggiunto risultati di rilievo a livello nazionale, con percentuali vicine o addirittura superiori al 70%. Per contro ci sono Comuni come Assisi, Spoleto, Amelia e Orvieto che si sono attestati sotto il 40 per cento.
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