Dopo lo scherzetto tardivo della Befana (o del Befano, se preferite), che insieme a dolcetti e carbone aveva messo nella calza due velenosetti voti alla dem Casciari nell’inutile conta con asticella per l’elezione del presidente del Consiglio regionale, nella seduta di mercoledì ci si attendeva che le feste fossero finite a Palazzo Cesaroni.
E invece, in Regione, dall’inizio di questa legislatura evidentemente c’è sempre voglia di scherzare. Così, se l’esito finale non è mai stato messo in discussione (la conferma di Donatella Porzi, con Guasticchi e Mancini vice), nel computo dei voti i conti non tornano tra quanto concordato a tavolino e quanto fatto nel segreto dell’urna.
Già, perché alla presidente Porzi manca un voto rispetto al numero dei consiglieri che sostengono la giunta Marini, mentre Guasticchi se ne è ritrovati addirittura 3 in meno. E vai di letture e supposizioni, tra l’eterno dualismo Marini-Bocci (e loro declinazioni) e l’imminente campagna elettorale.
Le ipotesi che vanno per la maggiore? Se lo scherzetto di martedì è partito veramente dai bocciani, può essere che il voto “tolto” alla Porzi sia un controscherzo. E Solinas (LeU) ha iniziato a prendere le distanze dal Pd, in vista della contesa delle politiche? Il diretto interessato smentisce, e c’è da credergli: del resto, è stato lui a presentare le candidature in aula. Magari, un voto all’ex presidente della Provincia è mancato invece proprio dai “suoi”. E poi ci sono coloro che sono direttamente in ballo per una candidatura alle politiche e magari hanno voluto inviare un segnale a Palazzo Donini.
Un voto, per la verità, è mancato anche al rappresentante della minoranza, il leghista Mancini. Ma quello pare certo che sia finito su Marte. La decisione di Ricci di distinguersi dal resto del centrodestra (che ora deve scegliere il nuovo portavoce) ha portato l’ex sindaco di Assisi a sfilare non di uno, bensì di due caselle. E’ la conseguenza della decisione di De Vincenzi di lasciare il gruppo Ricci presidente, con conseguente scioglimento di quest’ultimo (a meno di improbabili campagne acquisti), che costringe l’ex sindaco di Assisi a dover confluire, anche lui, nel Gruppo misto, ora piuttosto affollato.
A Palazzo Cesaroni ci si diverte così. In attesa che il gioco si faccia veramente duro.