Se l’Italia si riconoscesse in Paciano, cambierebbero le regole sui licenziamenti e per avere la cittadinanza italiana. Nel flop generale dei referendum (in Italia l’affluenza è stata del 30,58%, in Umbria leggermente superiore, al 31,21%) nell’unico seggio del piccolo comune del Trasimeno si è recato alle urne il 51,38% degli aventi diritto al voto. Qui, dunque, il quorum è stato superato.
Affluenza invece bassissima dall’altra parte dell’Umbria, in Valnerina: a Cascia ha votato il 16,20%, a Norcia il 18,42. Con percentuali simili negli altri piccoli comuni della zona. Anche se una spiegazione è probabilmente data dallo scarto tra residenti formali ed effettivi nelle zone terremotate, anche tra coloro che sono impegnati nella ricostruzione.
Nelle città maggiori, a Perugia ha votato il 34,50%, a Foligno il 32,32%, a Spoleto il 26,65%, a Città di Castello il 31,67%. Nella provincia di Terni, il 30,64% ha votato nella città dell’Acciaio, il 34,12% a Orvieto, il 33,43% a Narni.
Anche in Umbria, tra coloro che si sono recati alle urne per un voto poi vanificato dal mancato raggiungimento del quorum, alta la percentuale dei Sì per i quesiti sul lavoro (reintegro licenziamenti illegittimi 90%; licenziamenti e limite indennità 88,3%; tutela contratti a termine 89,6%; responsabilità infortuni sul lavoro 88%), mentre coloro che chiedono di cambiare le regole per avere la cittadinanza sono solo il 63% dei votanti (dato più basso di quello nazionale, che si attesta al 65%).