Il referendum contro la caccia è “la vera minaccia alla fauna”. La Cabina di regia delle associazioni venatorie (che raccoglie le sigle Federazione Italiana della Caccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Enalcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia, Ente Produttori Selvaggina, CNCN (Comitato Nazionale Caccia Natura) prende posizione dopo l’ennesima raccolta di firme per indire un referendum contro la caccia. Iniziativa questa volta promossa dal Comitato “Sì aboliamo la caccia”, che dal primo luglio ha iniziato la raccolta delle firme (ne servono 500 mila).
Per la Cabina di regia del mondo venatorio il referendum proposto rappresenta “la più grossa minaccia alla preservazione della fauna, una minaccia ben più importante di quanto possa rappresentare la caccia”.
La proposta di referendum è finalizzata all’abolizione di numerose parti della legge quadro sull’attività venatoria 157/92, ed è stata già profondamente criticata da altre associazioni anticaccia e di protezione ambientale.
La proposta, inoltre – evidenziano i cacciatori – segue quella volta all’abolizione dell’articolo 842 del Codice civile, ovvero l’articolo che consente l’accesso ai fondi privati durante l’attività venatoria.
I proponenti – evidenziano i cacciatori – erano accompagnati in conferenza stampa esclusivamente da alcuni esponenti politici del Movimento 5 Stelle (assenti invece, benché annunciati, la sindaca Raggi e personaggi del mondo dello spettacolo), mentre non è stata registrata la presenza di esponenti di altre forze politiche o associazioni ecologiste e animaliste.
La Cabina di regia delle associazioni venatorie riconosciute annuncia che seguirà con attenzione il procedere di questa ennesima iniziativa volta a eliminare la caccia non per le sue eventuali ricadute sull’ambiente e la conservazione delle specie animali, ma perché ispirata solo da motivazioni ideologiche slegate da qualsiasi fondamento tecnico-scientifico e soprattutto prive di qualsivoglia conoscenza su come si articola e si svolge l’attività venatoria sostenibile e regolamentata nel nostro Paese.
“Ricordiamo in primis – scrivono le associazioni venatorie – che l’esercizio venatorio costituisce per gli agricoltori e le pubbliche amministrazioni un argine fondamentale e assolutamente insostituibile per prevenire danni alle colture, al bestiame, ai danni alle infrastrutture e concorre al controllo delle specie invasive, danno per la biodiversità, gli habitat e gli stessi cittadini”.
Infine i cacciatori ricordano ai promotori che l’Italia, che sta faticosamente uscendo da un terribile periodo di pandemia che ha messo in ginocchio cittadini, aziende e attività di vario titolo, “non ha bisogno di iniziative di questo tipo volte ad affossare un settore legittimo che genera economia, occupazione e produce mezzo punto di Pil, ma dovrebbe favorire invece attività di concertazione tra mondi diversi (venatorio, ambientalista, agricolo) per la gestione comune del territorio e la tutela faunistica”.
Nel caso in cui questa ennesima iniziativa dovesse concretizzarsi con l’indizione del referendum, il mondo venatorio annuncia agirà prendendo i dovuti provvedimenti in linea con le azioni già intraprese in passato.