Rapporto DIA, in Umbria poche criticità sul fronte mafia | Perugia più problematica di Terni - Tuttoggi.info

Rapporto DIA, in Umbria poche criticità sul fronte mafia | Perugia più problematica di Terni

Flavia Pagliochini

Rapporto DIA, in Umbria poche criticità sul fronte mafia | Perugia più problematica di Terni

Lun, 18/09/2023 - 15:12

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In alcuni casi i proventi illeciti investiti nel turismo attraverso attività commerciali in Umbria ma anche in località balneari dell'Albania

“Il territorio umbro non documenta forme di radicamento stabile di strutture criminali di tipo mafioso. Tuttavia, pregresse attività d’indagine hanno comprovato l’esistenza di proiezioni di ‘ndrangheta e camorra, sempre tese a cogliere le opportunità economico-finanziarie al fine di porre in essere strategie per il riciclaggio di capitali illeciti in un fiorente tessuto socio- produttivo come quello umbro, caratterizzato da un reticolo di piccole e medie imprese. Tale aspetto è alimentato anche dalla presenza delle Case di reclusione di Spoleto e Terni che ha favorito l’insediamento in quei territori di interi nuclei familiari, di origine calabrese e campana, imparentati con i soggetti ristretti in regime detentivo speciale”.

È quanto emerge dall’ultima relazione semestrale (luglio-dicembre 2022) della Dia, la Direzione investigativa antimafia. Il cuore verde d’Italia contiene in totale 12 menzioni, a partire dalla prima, in un paragrafo dedicato alla Calabria: “Nella Piana di Gioia Tauro si annovera poi la presenza della cosca Molè, un tempo federata ai Piromalli, la quale avrebbe spostato il baricentro dei propri interessi nei territori del centro (Roma, Civitavecchia e Umbria) e del nord Italia”.

Il rapporto accende un faro anche su una delle principali, se non la principale, economia della regione, il turismo: “Il 10 dicembre 2022 nell’ambito di attività antidroga, l’autorità giudiziaria di Perugia ha accertato che i proventi illeciti di un traffico di cocaina attivo nel Centro Italia sarebbero stati reinvestiti oltre che in attività commerciali in Umbria anche in Albania, in particolare in attività ricettive site nelle località balneari più rinomate”. Attenzione anche ai rifiuti: “Già lo scorso semestre – si legge nel rapporto – è stato documentato un traffico illecito, con conseguente smaltimento irregolare, di diverse tonnellate di materiale ferroso proveniente da decine di ditte italiane. In particolare, 5 aziende impegnate nella lavorazione dei metalli, con sede nelle province di Treviso e Vicenza, avrebbero raccolto e smaltito illecitamente un ingente quantitativo di materiale ferroso, ceduto senza alcuna registrazione al fine di abbattere i successivi costi dello smaltimento delle ditte situate in Veneto, Lombardia, Piemonte, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Umbria”.

Per quanto riguarda il capitolo dedicato all’Umbria, le criticità si registrano più a Perugia che a Terni.  “Nella provincia di Terni nel semestre in esame – si legge nel Rapporto – non si sono registrati eventi di rilievo. Tuttavia, anche in tale contesto territoriale, continuano a essere documentati illeciti in materia di stupefacenti. Nel corso degli anni, infatti, è stato rilevato come organizzazioni criminali, per lo più multietniche, siano dedite al traffico ed allo spaccio di droga”.

Per quanto riguarda invece Perugia, “nel capoluogo di regione è stata da tempo riscontrata la presenza di soggetti contigui ad alcune ‘ndrine calabresi che risulterebbero attivi nell’infiltrazione del settore economico e nel traffico degli stupefacenti, come documentato dagli esiti di un provvedimento ablatorio eseguito nello scorso semestre. Invero, il sequestro ha riguardato assetti societari e rapporti finanziari per un valore stimato di circa 8 milioni di euro riconducibili agli eredi di un esponente di vertice della cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro (KR) e ad un imprenditore calabrese, entrambi esponenti di riferimento della ‘ndrangheta nel territorio umbro”.

A Perugia, inoltre, “è stata riscontrata anche la presenza di alcuni soggetti ritenuti vicini ai clan di camorra. La provincia di Perugia – secondo il rapporto – si confermerebbe un qualificato snodo per il mercato illecito della droga, gestito per lo più da organizzazioni criminali, anche straniere. Secondo quanto emerge dalle attività investigative, esisterebbe una ripartizione di ruoli e di aree d’influenza tra le diverse matrici straniere. I sodalizi nigeriani risulterebbero attivi nell’approvvigionamento dell’eroina, quelli albanesi per la cocaina. Questi ultimi, peraltro, mostrano un elevato grado di organizzazione che consente loro la gestione dell’intero ciclo, dall’approvvigionamento generalmente eseguito in Olanda, fino alla lavorazione e, quindi, alla conclusiva attività di spaccio”.

E proprio qui si ricorda l’operazione della Polizia “conclusa il 10 dicembre 2022 dalla Polizia di Stato con cui è stata disarticolata un’associazione per delinquere composta da albanesi e finalizzata al traffico illecito di stupefacenti. L’indagine, che ha interessato le città di Perugia, Terni, Rimini e Bologna, è stata avviata nel mese di maggio del 2020 ed ha consentito di individuare compiti e ruoli degli associati con particolare riferimento alle modalità di gestione sia dell’approvvigionamento dello stupefacente, sia della successiva vendita al dettaglio”. I proventi illeciti, stante le risultanze investigative, stimati in diversi milioni di euro, sarebbero stati reinvestiti, oltre che in attività commerciali in Umbria e in Albania, in quest’ultimo caso in attività ricettive di note località balneari.

Inoltre, il 29 settembre 2022, “la Polizia di Stato ha arrestato un soggetto, trovato in possesso di 54 kg tra hashish e marijuana e di oltre 30mila euro in contanti. Il 9 dicembre 2022, la Polizia di Stato ha tratto in arresto 3 soggetti ritenuti responsabili di aver spacciato ingenti quantitativi di droga, precisamente cocaina e hashish, nei territori di tre province: Perugia, Terni e Siena. L’attività investigativa ha inoltre permesso di sequestrare 300 grammi di cocaina e 1,5 kg di hashish”. 

Infine, “avuto riguardo anche alle attività di natura preventiva volte a scongiurare il tentativo di eventuali infiltrazioni mafiose nel territorio – conclude il Rapporto – si ricorda che il Prefetto di Perugia ha emesso 2 provvedimenti interdittivi a carico di altrettante società ritenute a serio rischio di infiltrazione mafiosa”. 

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