I Carabinieri chiudono le indagini sulla rapina alla filiale BpS di San Giacomo arrestando i due componenti della banda ancora a piede libero. Un lavoro di indagine lungo e certosino, grazie al quale sono finiti in manette il 37enne B.G. e il 40enne S.S., entrambi catanesi come il capobanda, arrestato nell’ottobre scorso. Il primo incensurato, il secondo gravato da piccoli precedenti che non avevano reso necessaria la schedatura, i militari hanno faticato non poco ad identificarli. Ci sono riusciti con dei controlli incrociati sui tabulati telefonici e anche con l’aiuto dei colleghi di Catania, che hanno analizzato le immagini catturate dalle videocamere della banca e di un bar di Campello (dove i tre si erano recati prima del colpo a volto scoperto) ed hanno finalmente dato un nome a quei volti.
Banda organizzata – La rapina si era consumata all’incirca un anno fa con modalità che fecero subito pensare ad una banda criminale piuttosto organizzata. Il 37enne incensurato era andato più volte in avanscoperta nei pressi e all’interno della banca proprio perché non sarebbe stato identificabile ad un controllo, e aveva poi ragguagliato i complici sulle possibili vie di fuga. Un primo tentativo di irruzione, intorno alle 13.30, era fallito per la presenza sulla porta d’ingresso del direttore della filiale. Maggior fortuna ebbe per i rapinatori il secondo tentativo, perpetrato intorno alle 16.20, quando i malviventi riuscirono a forzare l’apertura con un piede di porco e, minacciando di morte il cassiere, si fecero consegnare la somma di 3.700 euro, fuggendo poi con una Fiat Uno rubata in precedenza.
Arrestati a Catania – Non la stessa auto con la quale avevano raggiunto Spoleto dalla Sicilia, a sua volta immortalata dalle videocamere di sorveglianza della banca e risultata poi molto utile per l’identificazione dei complici a piede libero. E’ infatti un mezzo di proprietà quello con cui i tre hanno viaggiato dalla Sicilia all’Umbria. Stando ai tabulati telefonici erano arrivati a Spoleto qualche giorno prima della rapina e si erano presumibilmente fatti ospitare da qualche conoscente. Il capobanda era già in carcere a Perugia per un’altra rapina quando venne emesso ai suoi danni il provvedimento di custodia cautelare, mentre i complici, che nel frattempo erano rientrati a Catania, sono stati arrestati nella loro città d’origine e trasferiti nel locale penitenziario. Per tutti l’accusa è quella di rapina aggravata in concorso.
Indagini proseguono – Le indagini degli uomini del Capitano Rufino e del Maresciallo Olivieri, comunque, proseguono a ritmo serrato per verificare l’eventuale responsabilità dei tre uomini in altre rapine commesse nello spoletino e in Umbria. Il capobanda aveva lavorato in passato per una ditta della zona e conosce molto bene il territorio.
Riproduzione riservata ©