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Quintana: ora Metelli rischia, ma…

Alla faccia del clima sereno delle festività: nel mondo quintanaro il buonismo natalizio non attecchisce affatto, anzi, sotto l’albero spuntano polemiche, veti incrociati e sfuriate trasversali.

Il presidentissimo Domenico Metelli, oggi come oggi, non ha – almeno sulla carta – la maggioranza necessaria per essere rieletto.

Il quinto mandato consecutivo, sarebbe quindi a rischio e mai vigilia elettorale fu più incerta e travagliata.

Come nelle dispute seicentesche infatti, gli ‘illustrissimi priori della città de Fuligno’ non riescono a trovare l’accordo.

L’ultimo vertice si è svolto venerdì sera nella sede del rione Giotti, ma da piazza Faloci Pulignani si è levata ancora una fumata nera.

Il quadro è il seguente: Ammanniti, Giotti, La Mora e Morlupo non intendono sostenere l’ennesima ricandidatura di Metelli.

Il rione Pugilli si è dichiarato pronto a sostenere una figura che sia largamente condivisa dai rioni, ciò ovviamente lascia intendere un veto seppure indiretto all’attuale presidente.

Continuano a professarsi ‘metelliani’ il rione Badia, il Cassero, il Croce Bianca e lo Spada.

Discorso a parte per il rione Contrastanga: in via Piermarini nove consiglieri su quindici sarebbero pronti a rinnovare la fiducia a Metelli, gli altri sei opterebbero per un rinnovamento a Palazzo Candiotti.

Gli aventi diritto al voto sono 150 pertanto basterebbero 76 voti per il via libera al quinto mandato, ora ne disporrebbe di 69 apertamente dichiarati ma i termini per la presentazione delle candidature scadono l’otto gennaio e in questi giorni il lavorio diplomatico sarà intensissimo.

Nel segreto delle urne tutto può succedere: basti pensare ai sondaggi ed alle intenzioni di voto che si esprimono addirittura il giorno prima dell’apertura dei seggi e le sorprese che poi escono fuori a scrutini conclusi…

In ogni modo, Metelli conta pur sempre su quattro rioni e mezzo con uno scarto di sette voti su 150

Foligno e tutte le realtà che ruotano intorno alla Quintana guardano con attenzione i movimenti per la scalata a Palazzo Candiotti: da una parte viene apprezzata la democrazia ed il dibattito interno, dall’altra si rischia di dare l’impressione di un ambiente con spaccature e fazioni in lotta per il potere.

Metelli non sembra intenzionato a fare passi indietro, all’orizzonte nessuno si fa ancora avanti pronto a dare battaglia ed una figura largamente condivisa è ancora da individuare.

Se la diplomazia non basterà, la singolar tenzone si sposterà dall’otto del Campo de li Giochi alle urne.