Nuova lettera del Corvo sul caso delle promozioni di Capodanno per 6 dirigenti amministrativi della Asl 2. Ma l’anonimo dipendente della sanità umbra (“non mi firmerò, avendo timore delle rappresaglie che potrei subire“) chiede di accendere i riflettori su tutte le stabilizzazioni a tempo indeterminato fatte per i dirigenti delle Usl e delle Aziende ospedaliere umbre. Perché sarebbero avvenute in violazione del principio sancito dal Consiglio di Stato (sentenza n. 872/2020) che vieta le stabilizzazioni dei dirigenti in una funzione se questi hanno già un rapporto a tempo indeterminato in un’altra funzione. Procedura che invece sarebbe stata utilizzata non solo alla Asl 2, ma anche alla Asl 1 e nelle due Aziende ospedaliere.
Tutto è nato dalla famosa delibera con cui il 31 dicembre 2019 l’allora commissario della Asl 2 Massimo Braganti (dal 23 dicembre dimissionario per aver assunto altro incarico in Friuli e oggi direttore Salute della Regione Umbria) ha accolto di fatto l’istanza presentata lo stesso giorno da 6 dirigenti che chiedevano la stabilizzazione in virtù di una norma nazionale che sarebbe entrata in vigore dal 1° gennaio 2020. Procedendo a bloccare la procedura concorsuale per l’individuazione dei posti di dirigente amministrativo a tempo indeterminato.
Il commissario Massimo De Fino, che si è insediato alla Asl 2 a gennaio, aveva inizialmente congelato la delibera. Spiegando poi, dopo una verifica, che la deliberazione del suo predecessore non costituiva automatico accoglimento della domanda di stabilizzazione. Avvenuta poi qualche mese dopo, il 10 aprile. Nonostante nel frattempo (il 3 febbraio) fosse appunto sopravvenuta la sentenza del Consiglio di Stato in materia di stabilizzazioni dei dirigenti. Procedura che poi sarebbe stata utilizzata per altri dirigenti della sanità umbra.
Per questo il Corvo chiede di indagare non solo alle Procure di Spoleto e Terni, ma anche a quella di Perugia. Segnalando la presunta irregolarità procedurale anche ai sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Nursind) e all’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto. A cui si appella perché la politica intervenga, in attesa che la magistratura “faccia giustizia“.