Slitta ancora l’avvio dell’istruttoria dibattimentale del processo penale per il crollo della chiesa di San Giacomo. Sei imputati, accusati a vario titolo di disastro colposo e violazione delle norme edili e di sicurezza sul lavoro, attendono di conoscere il loro destino, ma l’attesa sembra destinata ad allungarsi oltremodo. Colpa della nuova eccezione preliminare presentata ieri in aula dall’avvocato Borgogno, legale difensore della curia, che ha contestato l’assegnazione del processo al giudice monocratico Delia Anibaldi sostenendo che a fare la nomina avrebbe dovuto essere un apposito collegio e non il Gip Augusto Fornaci.
Ammessa parte civile – E’ stato invece superato il problema relativo alla costituzione di parte civile del parroco di San Giacomo, don Giovanni Cocianga, oggetto di un’altra eccezione preliminare nell’udienza precedente. Secondo l’avvocato Belardo, difensore del legale rappresentante della ditta appaltatrice dei lavori, il parroco, avendo solo poteri ordinari, avrebbe potuto costituirsi parte civile solo in presenza di una specifica delega rilasciata dall’Arcivescovo. Una tesi che però il giudice non ha sposato, confermando la costituzione di Don Giovanni. Si tornerà in aula il 14 luglio.
Scintille Sgarbi/Curia – Ma in questi giorni, più che per il processo, la chiesa di San Giacomo è nell’occhio del ciclone per la visita a sorpresa di Vittorio Sgarbi il quale, accompagnato in loco dal consigliere comunale Stefano Proietti, ha espresso forte preoccupazione per il precario stato di conservazione degli affreschi. Una visita che non è stata affatto gradita dalla Curia che avrebbe voluto essere preventivamente informata. La controreplica del noto critico d’arte non si è fatta attendere: “Non ho certo deciso autonomamente di fare il sopralluogo nella Basilica di San Giacomo – ha affermato Sgarbi -. sono stato invitato e sollecitato da numerosi fedeli, oltre che studiosi di arte e architettura, perché verificassi personalmente le sue condizioni. La notizia non è, però, il mio sopralluogo notturno ‘in un cantiere chiuso’ (che era, a dire il vero, accessibilissimo), ma il colpevole stato di abbandono della Basilica: impressionante e criminale. Grida vendetta al cielo. Effettuato il sopralluogo, ho subito informato e sollecitato la sola autorità che ritengo legittimata a intervenire, Francesco Scoppola, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria”.
Nasce un comitato – “Io non debbo certo giustificare la mia presenza – prosegue Sgarbi -. E sarà opportuno ricordare che le opere d’arte non sono della Chiesa, ma appartengono all’umanità. E le loro ferite sono come quelle di malati che non chiedono documenti ai medici che li curano. In ogni caso, ho istituito un ‘Comitato per la salvaguardia della Basilica di San Giacomo’, chiedendo le adesioni a eminenti personalità della cultura. Al di là delle formalità – conclude Sgarbi – l’intervento non è urgente, è inevitabile”.
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