Da primario alla "cacciata" da Perugia, la storia del medico arrestato per le "mazzette" - Tuttoggi.info

Da primario alla “cacciata” da Perugia, la storia del medico arrestato per le “mazzette”

Sara Minciaroni

Da primario alla “cacciata” da Perugia, la storia del medico arrestato per le “mazzette”

L'ex primario di chirurgia pediatrica del Santa Maria della Misericordia, Antonino Appignani, è tornato libero
Dom, 05/11/2017 - 08:26

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Resta solo il divieto di dimora nel comune di Perugia. Per il resto, l’ex primario di chirurgia pediatrica del Santa Maria della Misericordia, Antonino Appignani, è tornato completamente libero. Il gip di Perugia, Valerio D’Andria, ha infatti accolto la richiesta presentata dai legali del professore (Ettore Grenci, Mattia Maso e Pietro Gigliotti), ponendo come misura residuale solo quella del divieto di stare a Perugia.

Per il giudice infatti le esigenze cautelari sarebbero affievolite, di lì l’attenuazione della misura. Appignani era stato arrestato il 19 maggio scorso in flagranza di reato dai carabinieri di Assisi, guidati dal maggiore Marco Vetrulli, dopo che il collega Alfredo Garzi lo aveva denunciato per avergli chiesto delle mazzette di migliaia di euro.

La vicenda

Il professor Garzi, docente presso l’università di Salerno, era arrivato a Perugia in virtù di una convenzione attivata dall’ateneo perugino su richiesta dello stesso Appignani. Per quella proposta fatta al senato accademico però, il professore – secondo quanto ricostruito dai carabinieri –  aveva preteso dodici mila euro e, nel gennaio di quest’anno, in vista del rinnovo della convenzione, gliene aveva chiesti altri seimila. Il professore allora si era rivolto ai militari che avevano avviato un’indagine con tanto di telecamere e cimici nello studio del primario e, il 19 maggio, fecero consegnare ad Appignani da Garzi tremila euro di banconote preventivamente fotocopiate. Fu in quel momento che scattarono le manette. Dopo un paio di giorni agli arresti domiciliari, il gip gli concesse l’affievolimento della misura con quella dell’obbligo di dimora a Bologna. Nel frattempo si è mosso anche l’ordine dei medici del capoluogo emiliano che, dopo aver aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti, ha deciso di sospendere l’adozione di qualsivoglia provvedimento all’esito dell’iter penale. Ed è verosimile che l’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Mario Formisano, stia marciando verso la chiusura, in attesa di una probabilissima richiesta di rinvio a giudizio.


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