Scandalo pediatria arresto Appignani, "voleva mille euro al mese" | Il primario si dimette - Tuttoggi.info

Scandalo pediatria arresto Appignani, “voleva mille euro al mese” | Il primario si dimette

Sara Minciaroni

Scandalo pediatria arresto Appignani, “voleva mille euro al mese” | Il primario si dimette

l giudice convalida l'arresto e fissa l'obbligo di dimora
Mar, 23/05/2017 - 09:42

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“Voleva mille euro al mese”. Appignani ha chiesto soldi al suo ricercatore in più di un’occasione. E non sarebbe stata nemmeno la prima volta. L’accusa è di concussione per il primario di chirurgia pediatrica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia che questa mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice. Ma gli episodi contestati dalla procura tramite il sostituto procuratore Mario Formisano sono due.  Nelle carte per la richiesta di emissione della misura cautelare eseguita dai carabinieri della compagnia di Assisi guidato dal comandante Marco Vetrulli è scritto che Appignani un primo pagamento lo aveva preteso già lo scorso anno, in occasione dell’approvazione della convenzione tra Università di Perugia e Università di Salerno, che attribuiva al ricercatore il ruolo di coordinatore di un progetto tra i due atenei.

E così ci sono sul piatto delle accuse sia i 12 mila euro del 2016 per fargli avere quell’incarico che non costava un centesimo all’ateneo perugino e che era totalmente a carico di quello salernitano e “oliare” la procedura di rinnovo. Come nelle peggiori pagine di malcostume del Paese. Ma le accuse sono ancora tutte da dimostrare. Oggi Appignani è comparso davanti al Gip Valerio D’Andria per l’udienza di convalida.

L’arresto è stato convalidato, gli arresti domiciliari sono stati riqualificati in misura cautelare meno afflittiva con l’“obbligo di dimora”.  Pur sposando infatti il giudice il compendio probatorio delle accuse ha tenuto conto delle dimissioni dal posto di lavoro, presso l’Università di Perugia, presentate dall’ormai ex primario. Infatti con l’allontanamento dal posto di lavoro decade, di fatto, anche il rischio di inquinamento delle prove. Una scelta, quella della difesa del medico, premiata dalla decisione del giudice. L’obbligo di dimora è fissato per il medico a Bologna, dove risiede.

Ma tornando ad alcune valutazioni sulle presunte “mazzette” l’ultima delle quali sarebbe quella per la quale il medico è stato colto in flagranza all’uscita dell’ascensore dell’ospedale, ci sarebbero anche dei precedenti. Insomma 12 mila euro all’anno, mille euro al mese a far di conto, per “garantire il posto di lavoro”, perché il professore, nello scorso anno, avrebbe anche preannunciato al collega chirurgo che, per ogni anno rinnovato, avrebbe preteso altri dodicimila euro.

Il ricercatore il primo anno ha pagato. E denunciato. Il secondo con l’aiuto dei carabinieri ha cercato di dimostrare quello che gli stava capitando. A quel punto, il sostituto procuratore della Repubblica di Perugia, Mario Formisano, ha aperto un fascicolo e sono scattate le indagini. Venerdì il primario è stato portato via dai carabinieri in borghese con il denaro in mano, esattamente i primi tremila euro che, guidato dai carabinieri il ricercatore aveva consegnato al professore, banconote preventivamente fotocopiate e numerate.

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