La sfida della ricostruzione: un lavoro di pietra e cuore
(Preci) Dopo anni di attesa e una ferrea lotta contro le macerie del sisma del 2016, la comunità di Preci e l’intera Regione Umbria si sono stretti oggi in un solenne momento di rinascita: l’inaugurazione del maestoso Rosone della chiesa dell’Abbazia di Sant’Eutizio, uno dei simboli più significativi del patrimonio storico e spirituale della zona.
Il Rosone, formato da oltre quattrocento pezzi di pietra sapientemente restaurati, rappresenta un esempio di eccellenza nel restauro artistico e architettonico. La sua riposizione, avvenuta alla luce del sole e tra il sostegno di tecnici altamente specializzati, segna il culmine di un complicato percorso di recupero durato anni. La maneggevolezza e la precisione nell’assemblaggio, pezzo dopo pezzo, sono testimonianza di un lavoro che ha coinvolto non solo competenze tecniche, ma anche un profondo legame simbolico con la comunità locale e il suo passato.
La cerimonia e i protagonisti. L’evento ha visto la partecipazione di personalità di rilievo, tra cui Monsignor Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, e rappresentanti della Soprintendenza Belle Arti, con l’intervento di Francesca Valentini. Presenti anche le imprese umbre riunite nel Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI), tra cui C.E.S.A. di Città di Castello, capofila, e TECNOSTRADE S.r.l. di Perugia, in veste di mandataria.
Tra i tecnici e i responsabili di progetto: l’architetto Nicola Falcini, direttore tecnico di cantiere, e l’architetto Fanny Ballotti, tecnico incaricato delle opere architettoniche. Con loro, il dottor Paolo Pettinari, specialista nelle attività di restauro, e l’ingegner Francesco Caporali, che ha supervisato le imprese strutturali. La presenza del geometra Giuseppe Medici e del responsabile comunicazioni Lorenzo Caporali ha ulteriormente sottolineato il carattere coordinato e multidisciplinare dell’intervento.
Il parroco, don Dieudonnè M. Tshibang, e il già ricordato don Luciano Avenati, figura simbolo nelle battaglie di conservazione di Sant’Eutizio, hanno incarnato la continuità di fede e di dedizione che ha accompagnato ogni passo di questo cammino – un esempio di come la religione e la cultura siano radici profonde di un territorio.
Un patrimonio millenario in tutto il suo splendore. L’Abbazia di Sant’Eutizio, edificio sepolto tra il V e il XII secolo, rappresenta uno dei più importanti insediamenti monastici europei di quel periodo. La sua storia è intrisa di vicende che spaziano dalla formazione della Scuola chirurgica preciana, che ha lasciato un segno indelebile nella storia della medicina, alla convivenza di culture diverse: francescani, orientali, longobardi e nobili famiglie del XVII secolo.
Il complesso monastico ha da sempre rappresentato un punto di riferimento spirituale e culturale, con una biblioteca di rara ricchezza ora dispersa in varie parti della regione. La rinascita dell’Abbazia, attraverso il restauro del Rosone e la ricostruzione del sito, riafferma la volontà di preservare questo patrimonio per le generazioni future, rendendo nuovamente vivo il luogo secondo i valori di fede, cultura e identità.
Una comunità in cammino. Il recupero di Sant’Eutizio non è solo un intervento architettonico, ma un simbolo di speranza e di rinascita collettiva. La sua ricostruzione rappresenta un atto di amore verso il passato e un punto fermo nelle religioni d’occidente.