Club di cacciatori e associazioni diffuse bocciano però il conteggio digitale: metodo discriminatorio e vessatorio
E’ già tempo di bilanci per la giornata di preapertura alla sola tortora in Umbria. Una cacciata durata meno di tre ore, quando il contatore digitale ideato dalla Regione Umbria per conteggiare gli animali abbattuti e restare all’interno del carniere, come richiesto dal Piano nazionale, ha indicato che era stato raggiunto l’80% degli animali ammessi, fermando quindi la preapertura.
Tortora, la preapertura è durata meno di 3 ore
Un tempo ristretto che dimostra come, evidentemente, la specie tortora non sia a rischio, ma sia al contrario ben presente nelle campagne umbre. Per contro, il poco tempo a disposizione prima del raggiungimento del limite ha creato molti delusi. Per non parlare di quanti, non disponendo di uno smartphone, non hanno partecipato alla preapertura.
Una bocciatura totale arriva da club e associazioni venatorie spontanee. Sergio Gunnella e Evandro Caiello di Confavi Umbria, Danilo Mattioli (Club Le Torri), i ricercatori faunistici Mario Bartoccini e Moreno Raggetti, Andrea Verzelli (Umbria Caccia e Natura), Claudio Tortoioli (Nata Libera Perugia) parlano di metodo “discriminante e vessatorio”.
Giudicano difficile e limitativo l’accesso al sistema telematico da parte dei “cacciatori-contribuenti”, nonostante “la buona volontà degli operatori interessati”. “In barba – lamentano ai tempi prefissati dalle normative e al susseguirsi dei flussi migratori della specie tortora”, che smentiscono i rischi per la specie. Tra l’altro, viene sottolineato, la chiusura della app al raggiungimento dell’80% del carniere non ha consentito di raggiungere il limite di tortore da abbattere, già esiguo.
Nel mirino finiscono le parole di un dirigente “della maggiore associazione venatoria”, che ha difeso il sistema del conteggio. E una strategia che osteggia la caccia e vuole mettere “il popolo rurale e venatorio gli uni contro gli altri”.
In quest’ottica si critica l’ulteriore sottrazione di terreni alla caccia che si sta preparando nell’Atc 1. “Irritando ulteriormente il mondo venatorio perugino”. Mentre per riavere la selvaggina nobile stanziale occorrerebbe “una seria lotta contro i predatori”.
Club e associazioni firmatarie dell’appello affermano che il mondo venatorio non è più disponibile e subire “burocrazie e limitazioni ingiustificate”. Ed auspicano che le Istituzioni tornino ad essere vicine alle aspettative dei cacciatori, “prima del distacco totale”.