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Ponte San Giovanni da “Hotel Gomorra” alla ‘Ndrangheta

C’è chi lo definisce un quartiere dormitorio. Ma Ponte San Giovanni è molto di più. E’ una città ingoiata da un’altra città, ma senza la rete di protezione di quest’ultima. E’ un territorio commerciale, una grande periferia anche industriale che si è sviluppata rapidamente. Forse troppo. Diciottomila abitanti. Quelli censiti. Ma in molti gridano a gran voce che esiste una popolazione sommersa, non registrata. Quella che abita i grandi palazzoni dove le donne si vendono, dove la droga viene tagliata e confezionata per lo spaccio, dove la ‘ndrangheta si organizza per acquisire aziende e attività commerciali, svuotarle e usarle per  infiltrarsi nel tessuto economico. Questa è la fotografia dell’operazione Quarto Passo, l’istantanea da consegnare a quanti hanno continuato a dire che in Umbria non si correvano rischi di infiltrazione. Invece l’operazione dei Ros sdogana definitivamente il concetto che la criminalità organizzata è presente sul territorio, con i metodi e la pratica di tutti i delitti tipici delle mafie (usura ed estorsioni)  e che si muove confondendosi con la microcriminalità (spaccio, furti e prostituzione) ma che di questa si alimenta.

Chi da anni lo grida a gran voce è Franco Granocchia, ex consigliere comunale ed ex consigliere provinciale, militante del centro sinistra, ora Idv. Negli anni è stato definito il “Ras” di Ponte San Giovanni, perché quel quartiere lo conosce come le sue tasche. E’ portavoce dei comitati che sono sorti da quello contro le antenne a quello sulla sicurezza e l’ordine pubblico. E’ sceso in strada un sacco di volte per dire quello che allora, molti, sembrava esagerato e cioè che a Ponte San Giovanni c’era sentore di mafia. Dopo l’inchiesta Apogeo, o “Hotel Gomorra” come qualcuno pensò di scrivere a spruzzi di vernice su uno dei palazzi sequestrati dalla Dda di Perugia e dai Ros, organizzò una fiaccolata sotto quei palazzoni al grido di “Via la mafia da Ponte San Giovanni”.

Servono più uomini. A ponte San Giovanni la nuova caserma dei carabinieri ospita 13 militari “troppo pochi per 18 mila abitanti – tuona Granocchia – fanno un lavoro straordinario ma non bastano“.

Oggi è il responsabile del “Presidio della Legalità” che da qualche mese ha aperto proprio a Ponte San Giovanni, in via Manzoni. Raccoglie preoccupazioni, istanze, problemi dei cittadini e si propone come ponte tra i cittadini, le forze dell’ordine e le istituzioni. Già 50 in poco tempo le segnalazioni accumulate. Forse tra questi c’è anche qualche vittima che si ritrova nelle 396 pagine dell’ordinanza Quarto Passo. “Avevamo da tempo la percezione di quello che stava succedendo – spiega Granocchia– Per questo abbiamo aperto il presidio. Vogliamo che una forza politica, faccia finalmente quello che deve fare, ovvero stare vicina ai cittadini e non nascondere la testa sotto la sabbia come hanno fatto fino ad oggi. Le forze dell’ordine ci sostengono e ci invitano ad andare avanti e noi la faremo”.

Spaccio, tanto. Ma questo si era capito dall’ordinanza dove tra i tanti consumatori spunta anche il nome di Valerio Menenti (oggi in carcere accusato per l’omicidio di Alessandro Polizzi), e dalle decine di arresti in quel territorio fatti da polizia e carabinieri. A Granocchia la gente racconta di vedere le bustine passare di mano sotto le loro case.

Prostituzione. “Appartamenti presi in affitto da non si sa chi” spiega Granocchia, che vengono usati per la prostituzione. Basta aprire un qualsiasi sito o giornale di annunci per rendersi conto che il grosso del sesso a pagamento perugino viene consumato proprio a Ponte San Giovanni, non per strada, ma negli appartamenti dei grandi palazzoni in pieno centro quartiere.

Gioco d’azzardo.Decine di famiglie rovinate. Che rischiano di cadere, per pagare il gioco, in mano agli usurai”. Ecco un’altra verità che racconta Granocchia. Ludopatie. Male di questo secolo. Gente che passa le sue giornate davanti alle “macchinette” rovinando se stessi e anche le proprie famiglie.

E poi ci sono gli orientali. “Comprano tutto. Spesso in contanti. Non sempre questo sembra limpido. Un fenomeno da analizzare dietro al quale possono nascondersi altre sorprese”.

E se Granocchia annuncia una nuova iniziativa pubblica per Gennaio, Paolo Brutti, consigliere regionale Idv e presidente della commissione regionale antimafia nella conferenza stampa che insieme hanno tenuto questa mattina ha rincarato la dose: “Ci sono stati gravi ritardi della politica. La mancanza di strumenti come quello del Presidio della Legalità, hanno fatto si che i cittadini colpiti non abbiano trovato a chi rivolgersi. Lo dimostra il fatto che soltanto quando sentiti dalle forze dell’ordine hanno trovato il coraggio di denunciare. E mentre l’infiltrazione trovava anche radicamento in Umbria si continuava a dire che le mafie non erano arrivate”.