Si è trasformata in una vera e propria occupazione, con i turni per organizzare le presenze, quello che all’inizio doveva essere solo un “presidio permanente”. Lo hanno deciso i dipendenti della Polizia Provinciale di Perugia, riuniti nella sala del consiglio del palazzo di Piazza Italia, in protesta a seguito dell’applicazione della legge Delrio. Dopo circa un’ora di riunione, iniziata alle 12, i 94, insieme ai sindacati e all’Rsu, hanno votato a maggioranza per il presidio all’interno della sala del consiglio. I dipendenti hanno dapprima chiesto un incontro con il presidente Mismetti, oggi impegnato in Comune a Foligno per il consiglio, e con il quale non riescono ad avere un tavolo formale per decidere del loro futuro. Mismetti, informato dei fatti dal segretario Napolitano, e invitato a Perugia, ha avanzato la proposta di rimandare tutto a giovedì. E’ a quel punto che si è consumata la rottura definitiva: i dipendenti hanno dichiarato l’occupazione, fiancheggiati dai sindacati. All’incontro di giovedì sono stati invitati anche il presidente di Anci, Rebotti, e l’assessore regionale Antonio Bartolini. Avvisato anche il Prefetto di Perugia, per il quale è pronta una lettera a firma di tutti i dipendenti.
La diretta – I dipendenti della polizia provinciale lamentano dunque di non essere riusciti ad avere un incontro con le istituzioni: nello specifico, la Regione, dopo l’ultimo tavolo prima di Natale, aveva dichiarato, riferiscono i sindacati, di volersi aggiornare al 15 gennaio. Ma fino ad oggi nulla di fatto. Nulla da fare neppure con l’amministrazione provinciale, né con Anci. La situazione poi diventa più complicata se si pensa che il portale nazionale, dove i 94 poliziotti sono stati caricati automaticamente dallo scorso ottobre, non sarebbe accessibile, oltre ad essere poco trasparente. Un silenzio che preoccupa vivamente i dipendenti, anche a causa dell’avvicinarsi della data (il prossimo 31 dicembre), dopo la quale i 94 poliziotti provinciali verranno messi in mobilità, su territorio nazionale: sarebbe la prima volta che, in base alla legge Madia, dei dipendenti pubblici entrerebbero in cassa integrazione. In quel caso il loro stipendio sarebbe diminuito del 20%, e, nel caso di una proposta da fuori regione non potrebbero rifiutare.
TUTTA LA VICENDA SUL RIORDINO DELLE PROVINCE
La protesta – Gli animi dunque si scaldano: “siamo indignati” – ci dicono. “La Regione spende 60 milioni di euro per il turismo, e non ha una soluzione per noi?“. C’è chi si dice non disponibile ad accettare la mobilità: “potrebbe significare cambiare profilo, dunque perder denaro in busta paga“. Alcuni alzano lo scontro forzando la mano sulla Legge 10, sul riordino del personale. “Facciamo un esposto alla Corte dei Conti”, dice un altro agente. “La Provincia paga lo stipendio a personale assorbito dalla Regione“. L’epilogo della vicenda tarda dunque ad arrivare: a poco è servito che Mismetti mandasse in aula il suo segretario a cercare di mediare. Le barricate ormai sono state alzate.
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Aggiornamento ore 13.25