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“Politica e caccia non sono sinonimi”

Dibattito sulla caccia, riceviamo e pubblichiamo questo intervento del presidente di Confavi Sergio Gunnella:

Leggo in queste ore e su queste pagine l’ ennesima elucubrazione dei cacciatori e delle associazioni che li rappresentano, rivolta all’ assessore regionale con delega alla caccia, Morroni e alla stessa presidente Tesei, di ‘non dialogare abbastanza’ con gli addetti ai lavori. Dal canto mio, e dando voce alla stessa associazione che rappresento in Umbria, la Confavi, stento a credere nel miracolo di quel dialogo che Platone considerava la quintessenza della democrazia. Di solito succede che chi fa politica attiva e si deve occupare di caccia, a caccia non va. E chi non va a caccia, di caccia non sa un’acca…

E dato che, come scrissi anni fa su uno dei miei libri più sudati ‘chi sa fa, e chi non sa parla. A vanvera’, torna a fagiolo il risultato del mio primo e unico incontro avuto con Morroni. Strada facendo, si sono confermati i miei dubbi: tesserini/fotocopia; calendario ondivago e ritardatario in spregio alle normative nazionali e regionali; terminologia venatica approssimativa e fuorviante, stanno lì a confermare i miei dubbi. Nel parlare della Carta delle vocazioni faunistiche, prevista dai postulati e mai realizzata in Umbria, ad un certo punto ebbi il dubbio di creare disagio a chi mi stava ascoltando. Sarà questo il motivo per il quale, nonostante la mia piena disponibilità alla collaborazione, questo incontro non ebbe mai alcun seguito? Se l’avessi saputo, avrei fatto a meno di parlarne! Capite, adesso, il motivo per il quale la politica fine a se stessa e la politica venatoria non saranno mai sinonimi? Occorre  ripassare Montesquieu“.

Sergio Gunnella, Confavi