Inarrestabile il viaggio di Plastic Food, installazione artistica di Pierluigi Monsignori, che partecipa al un nuovo progetto Erasmus+, Eco Circle, presentato lo scorso weekend a Sofia, in Bulgaria. Questa volta il progetto dell’artista umbertidese ha collaborato con Ecological Future Education (Lituania), Balkan Agency for Sustainable Development (Bulgaria) e Asociatia Initiativa Cetatenilor Seniori (Romania).
L’attenzione per il territorio, per l’ecologia, con Plastic Food trova una sintesi perfetta grazie all’arte, linguaggio universale che riesce ad arrivare a tutti e non risente di muri, lingue e culture. Anche per questo, l’installazione artistica Plastic Food, negli ultimi anni, è diventata partner di diversi progetti europei, viaggiando tra gli stati membri per portare il proprio messaggio, attraverso lo shock visivo che impressiona immediatamente gli spettatori: enormi “Eco-presse” di rifiuti che vanno a personificare il cammino intrapreso dalla nostra società dell’usa e getta.
Un impatto visivo che vuole raggiungere immediatamente le coscienze e portare una riflessione attuale e drammatica, per trasmettere il messaggio dell’impellente bisogno di ridurne la produzione e il riciclaggio non può essere visto come l’unica soluzione. Troppi prodotti non sono riciclabili, per motivi diversi: presenza di sostanze tossiche, oppure perché non rispondono a direttive nazionali o internazionali; ma troppo spesso non ne siamo consapevoli
Nasce così il nuovo progetto Eco Circle che vuole mettere in evidenza le buone pratiche che tutti dobbiamo attuare per poter avere un’inversione di tendenza e un maggiore rispetto al territorio. Ecco quindi una nuova direzione dell’arte, un primo passo che attraversa l’economia circolare per trovare soluzioni in grado di cambiare il pianeta e magari farci vedere la schiavitù del nostro millennio: l’usa e getta indiscriminato ed inconsapevole.
Plastic Food non è l’arte del riciclo, ma è quell’arte che sa vedere avanti, leggendo il presente e mettendolo in faccia a tutti noi, cittadini troppo inconsapevoli; sa leggere lo spazio geografico di città, campagne, periferie e confini, per creare un futuro comune che tenga conto delle peculiarità di ogni stato, ma verso una meta comune, è un compito che l’arte sa portare avanti, e Plastic Food ne è l’interprete che ha anticipato una visione.
“Risorse umane, risorse naturali, progresso come risorsa, – conclude Monsignori – per vedere quello che lasciamo alle nuove generazioni, per questo i progetti sono dinamici, vedono la partecipazione di tutti, e non restano chiusi in se stessi”.