di Carlo Vantaggioli e Sara Minciaroni
Come cantava Paolo Conte in Bartali, “Tra i Francesi che si incazzano e i giornali che svolazzano…”. Erano, anche in quel caso, faccende di biciclette e pedalatori. Sta di fatto che dopo solo appena 13 anni di vicende giudiziarie la Regione la spunta sulla tigna di una cittadina proprietaria di un lembo di terra a Castiglione del Lago, sul quale le istituzioni avevano deciso di far passare una pista ciclabile del progetto cosiddetto della “Mobilità Dolce”.
Dolce? Nemmeno un autobotte di miele potrebbe mai lenire i dolori della signora, in gergo tecnico “ricorrente”, alla quale si toglie la striscia “della roba sua”, per quella che innegabilmente è una utilità pubblica. La energica proprietaria se l’era presa con tutto e tutti, e tanto per citare, la Comunità Montana del Trasimeno, il Comune di Castiglione del Lago, la Provincia di Perugia e la Regione Umbria, chiamando a sostegno della sua tesi anche alcune associazioni ambientaliste: Italia Nostra, Legambiente e Wwf. Il passaggio dei pedalatori turistici, a suo dire, determinava fastidi e diminuzione del godimento del bene oltre che una riduzione di valore dell’intera proprietà, incidendo negativamente sull’ambiente circostante. Par di vederli quei ciclisti malvagi che passando accosto alla proprietà detta, ne combinano più di Carlo in Francia, rovinando l’esistenza della proprietaria usurpata. Ecco perchè dunque, per dirla sempre con Conte “…i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano…”.
Amata, odiata, discussa, ma il Tar boccia il ricorso. Il Consiglio di Stato (Sezione Quinta) dunque, ha respinto il ricorso presentato contro il progetto per la realizzazione della pista ciclabile intorno al lago Trasimeno condannando la proprietaria al pagamento delle spese in favore della Regione Umbria, della Provincia di Perugia e della Comunità montana Associazione dei Comuni Trasimeno – Medio Tevere che davanti al Consiglio di Stato hanno sostenuto l’inammissibilità e l’infondatezza del ricorso. Lo ha fatto respingendo e motivando uno per uno tutti e 11 i punti del contendere.
La fine di un lungo contenzioso. “Una sentenza – sottolineano dagli uffici regionali, nel renderne noti gli esiti – che pone finalmente termine a un contenzioso che si trascinava da molti anni nei confronti di un’opera importante per la valorizzazione e la fruibilità del comprensorio del Trasimeno con una mobilità ‘dolce’, sempre più apprezzata da turisti e residenti”.
Dal 2002. La proprietaria del terreno, confinante con la fascia demaniale costiera del lago Trasimeno su cui è stato realizzato il tracciato della pista, nel 2002 aveva chiesto l’annullamento degli atti relativi all’approvazione del progetto, comprese le due varianti successive, al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria. Il Tar, nel 2004, aveva dichiarato il ricorso in parte infondato e per il resto irricevibile e inammissibile. Contro questa sentenza, l’anno successivo la proprietaria aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la Comunità Montana del Trasimeno, il Comune di Castiglione del Lago, la Provincia di Perugia e la Regione Umbria, osservando, e chiamando a conforto della propria tesi le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Legambiente e Wwf, sostenendo tra l’altro che “la pista ciclabile in questione, realizzata nelle immediate adiacenze (circa tre metri) del confine della sua proprietà – si legge nella sentenza del Consiglio di Stato – determinava disturbi e disagi al suo pieno ed esclusivo godimento, diminuendone anche il valore e, per altro verso, che in ogni caso la sua realizzazione incideva negativamente sull’integrità di quell’ambiente, oggetto di specifica tutela”.
LEGGI IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA
Condannata a pagare 9 mila euro. Il Consiglio di Stato, a questo proposito, ha ritenuto che “la ricorrente non ha agito a difesa dell’interesse ambientale diffuso, quanto piuttosto a difesa di quella porzione di interesse ambientale, qualificatosi e differenziatosi in relazione alla sua proprietà…”. Nel respingere, motivandole, le eccezioni presentate, il Consiglio di Stato ha stabilito che l’appello contro la sentenza del Tar è infondato e ha condannato la proprietaria del terreno a liquidare complessivamente 9mila euro a Regione, Provincia e Comunità montana, oltre all’Iva e agli oneri di legge.
E così tra “un giro di pedale e due balle girate”, la parola fine è arrivata sulla striscia di terra che da ora sarà parte integrante della “Mobilità Dolce”, per la Regione, e amara per la ricorrente furiosa. [… omissis per rettifica articolo]
Non c’è dubbio , il poeta Paolo Conte sui ciclisti ne sa sempre un sacco e da par suo sa che “Farà piacere un bel mazzo di rose / e anche il rumore che fa il cellophane / ma un birra fa gola di più / in questo giorno appiccicoso di caucciù.”
E si, le cose cambiano!