Dare piena applicazione alle linee guida regionali rispetto alla somministrazione della Ru486, la “pillola del giorno dopo”, per l’interruzione volontaria della gravidanza. E’ quanto chiede il consigliere regionale Carla Casciari (Pd), attraverso una interrogazione nella quale chiede le intenzioni della Giunta su questa materia.
Nello specifico, Casciari, oltre a chiedere le intenzioni della Regione per “dare piena applicazione alle linee guida pre-adottate nel 2011 al fine di salvaguardare la salute delle donne e per consentire una piena libertà di scelta”, chiede anche di conoscere “il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza effettuate mediante somministrazione della Ru486 in Umbria, ripartite per ogni Asl e con quali procedure le donne sono state prese in carico”.
Nel suo atto ispettivo, Casciari evidenzia come “la ricorrenza dei 40 anni dall’approvazione della legge ‘194/1978’ (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema della libera scelta delle donne, e di conseguenza sugli aspetti legati alla salute e alla sicurezza delle donne qualora decidano di sottoporsi ad un’interruzione volontaria di gravidanza. L’articolo 15 della legge ‘194/1978’ impegna le Regioni, d’intesa con le Università e gli ospedali, a promuovere l’aggiornamento del personale sanitario e non sanitario, sulle tematiche relative alla procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”.
“La Regione Umbria – scrive Casciari – con la delibera ‘863/2011’, ha pre-adottato le linee guida sull’interruzione volontaria di gravidanza con l’utilizzo del farmaco Ru486. Tali disposizioni sono frutto del lavoro svolto da un comitato tecnico scientifico, anche grazie al confronto con le società scientifiche, le associazioni degli utenti e gli organismi di pari opportunità. Le Linee guida avrebbero dovuto avviare una fase sperimentale, costantemente monitorata, nella quale sarebbe stata garantita alla donna un’immediata presa in carico garantendo dal primo al quattordicesimo giorno di trattamento la continuità assistenziale”.
“A otto anni dalla pre-adozione delle linee guida da parte della Giunta – lamenta Casciari – le disposizioni e le procedure individuate nell’atto risultano inapplicate in gran parte del territorio regionale. Infatti le interruzioni volontarie di gravidanza con utilizzo della Ru 486 sono possibili solo in pochi ospedali umbri, tutti situati nel territorio della Asl 2”.