Pillola abortiva, questa volta a puntare l’indice sono le associazioni che contestano la delibera con cui la Regione, uniformandosi alle indicazioni ministeriali, ha rimosso l’obbligo del ricovero ospedaliero. E oltre agli appelli alla Regione spuntano anche cartelli shock, che paragonano la RU486 alla mela avvelenata, invitando le donne a non assumerla. Non solo per evitare l’aborto, ma anche perché, secondo questa campagna, la pillola metterebbe a rischio anche la salute e la vita delle donne.
“Ecco il nuovo attacco dei fanatici e degli oscurantista alla libertà di scelta delle donne!” accusa il consigliere regionale Tommaso Bori. Che parla di messaggio “morboso e crudele, oltre che falso”. Chiedendo, a nome del Pd, che i manifesti vengano rimossi. Perché rischiano di diventare “una vera e propria ulteriore violenza psicologica” nei confronti delle donne.
Intanto Family Day e Associazione nazionale famiglie numerose esprimono rammarico per il passo indietro fatto dalla Giunta regionale. “Ci voleva più coraggio, si doveva rimanere sul proprio percorso, per tutelare la libertà e la salute della donna” accusano rispetto alla nuova delibera di Palazzo Donini.
“Continuiamo a ribadire – scrivono – che la libertà di scelta e la salute della donna sono tutelate solo in regime di ricovero ospedaliero, con il quale è garantita la supervisione medica e, al contempo, la possibilità di dimettersi e rinunciare alla medesima, tornando a casa come in regime di day hospital e procedere in solitudine all’assunzione della seconda compressa di RU486, affrontano da sole quei dolorosi e drammatici momenti della morte ed espulsione del bambino, con tutti i rischi che ne conseguono. Ciò che risulta evidente, è che è stato fatto un passo peggiorativo, in termini di sicurezza sanitaria per la donna, persino rispetto a quanto accadeva con la giunta Marini! In Umbria, dopo decenni di scelte politiche contro la vita, era doveroso un cambiamento sostanziale e visibile, senza passi indietro dovuti allo strumentale chiasso delle polemiche”.
E richiamano Giunta regionale umbra e consiglieri di maggioranza alla fedeltà “completa” Manifesto Valoriale sottoscritto.