I carabinieri del Noe, guidati dal comandante regionale Francesco Motta, sono tornati ieri in Valnestore, con loro tecnici Arpa e carabinieri delle stazioni di Panicale e Piegaro. Hanno sequestrato tutti gli immobili della ex centrale Enel di Pietrafitta la parte di un terreno limitrofo e a un’area di tre ettari vicino al grande lago artificiale. Con un secondo decreto, sotto sigilli sono finiti anche tre pozzi siti nel territorio di Tavernelle.
Un sequestro che mette lo stop a ogni forma di attività da parte dei proprietari dei terreni, che sono la Sviluppo Valnestore (società a capitale pubblico oggi in liquidazione) e la Enel Spa. Oltre alla presenza di rifiuti speciale in tutta l’area della ex centrale sono state trovate irregolarità in tre pozzi tra Tavernelle (Panicale) e Acquaiola (Perugia) valori altissimi di inquinamento rispetto alle soglie accettabili. Tre tipi di inquinanti diversi, da combustibili, da fertilizzanti e da solventi (per questi si indaga alla ricerca delle fonti).
L’indagine – è scritto– interessa aree «dove è stata riscontrata la verosimile presenza di discariche abusive di ceneri di combustione, prodotte da centrali termoelettriche, interrate unitamente a Rsu e altre tipologie di rifiuti di non meglio definita composizione» e ancora «l’ipotesi di reato (delitti colposi contro l’ambiente e la salute pubblica, ndr) trae origine da una riscontrata situazione di criticità ambientale esistente in tali aree». Nel decreto è ripercorsa la vicenda ambientale di queste terre dagli anni ‘60 a oggi dall’attività della centrale alimentata a lignite fino alle discariche dei Comuni e di privati che hanno accolto ceneri e rifiuti oggi nuovamente affioranti quando la terra di sgretola.
Un nuovo testimone ha parlato di un presunto interramento di rifiuti speciali, provenienti dall’officina della ex centrale Enel, sulle rive del lago artificiale di Pietrafitta. «L’interramento – è scritto nel decreto – sarebbe avvenuto in coincidenza con la dismissione della centrale, utilizzando allo scopo una depressione del terreno creatasi a seguito di precedenti lavori di estrazione della lignite».
E ancora, parla ancora un altro testimone «durante gli scavi per la realizzazione del lago di Pietrafitta, erano stati rinvenuti alcuni fusti di contenuto non precisato poi misteriosamente scomparsi prima dell’intervento della Forestale». Testimonianze che hanno portato il NOe e l’Arpa ad eseguire ulteriori controlli. Con esiti positivi: «Presenza sul sito di trasformatori contenenti Pcb ( tra gli inquinanti più pericolosi) ed entro un’area di 10 ettari costituita da infrastrutture ed edifici dismessi, rifiuti speciali di varia natura».