Finisce di fatto in una bolla di sapone l’inchiesta giudiziaria che nel 2016 travolse la coop umbra "Piccolo carro", parlano i difensori
Inchiesta sulla cooperativa Piccolo Carro, tutti assolti con formula piena. Finisce di fatto in una bolla di sapone l’inchiesta giudiziaria che nel 2016 travolse la coop umbra i cui amministratori vennero indagati e rinviati a giudizio con l’accusa di truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e esercizio illecito di attività regolate dal sistema sanitario.
Ipotesi di reato pesanti come macigni (per l’accusa) che rimbalzarono sulle cronache di mezza Italia, cavalcate con enfasi da certa politica e anche qualche giornalista poco interessato ad approfondire la vicenda. Le carte dell’inchiesta, per la verità, lasciavano più di qualche dubbio sul reale stato delle cose, come Tuttoggi ebbe modo di approfondire.
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La sentenza del Tribunale di Perugia, che ha assolto l’amministratore Cristina Aristei e il marito Pietro Salerno perché “il fatto non sussiste” (prescritto il presunto esercizio abusivo di attività regolata dal sistema sanitario), restituisce un po’ di serenità e reputazione alla coop, anche se i sei anni trascorsi hanno portato la società alla liquidazione ministeriale e i dipendenti ancora in attesa di vedere liquidate le proprie spettanze.
Perché ai guai giudiziari di natura penale ne sono seguiti altrettanti di natura civilistica a colpi di sequestri di beni e dissequestri su cui è difficile anche per i legali fare un punto di situazione preciso.
Era stata già la Corte di Cassazione, cui si erano rivolti i legali dopo il sequestro preventivo di tutti i beni della coop e quelli personali dei due responsabili, a ridimensionare l’inchiesta rinviando gli atti al Tribunale del Riesame che aveva dovuto prendere atto come in almeno la metà dei casi non esistesse neanche il fumus di condotte fraudolente: 6 casi accertati su 14 presunti (e degli 8 rimanenti solo in 4 casi, tra cui l’associazione Colibrì si erano costituiti parte civile).
Per il momento i quattro difensori di Aristei e Salerno, gli avvocati Giancarlo Viti, Gianni Zurino, Sandro Picchiarelli e Mario Tedesco, si dichiarano soddisfatti del verdetto del Tribunale del capoluogo umbro rimandando ogni commento alla lettura delle motivazioni (che saranno depositate entro 90 giorni).
“Il Piccolo carro non ingannò nessuno, né le Istituzioni, né quanti qui trovarono una sorta di famiglia allargata, professionisti che vedono oggi riabilitata la propria dignità e che non senza sacrifici avevano creato una struttura di grande valore” commentano i difensori. “Un vero dispiacere vedere disperso tutto questo patrimonio umano e professionale” aggiunge l’avvocato Gianni Zurino del foro di Perugia “attendiamo di leggere le motivazioni per capire quali azioni mettere in campo insieme ai colleghi e ani nostri assistititi”.