Jacopo Brugalossi
Nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che oppone l’Italmatch Chemicals al Comune di Spoleto, che si è ufficialmente appellato al Consiglio di Stato contro la pronuncia del Tar a favore dell’azienda chimica spoletina. Pomo della discordia era il piano regolatore generale approvato nel 2008 dal Comune che, nella parte operativa, prevedeva una delocalizzazione degli stabilimenti. Decisione a cui l’Italmatch si oppose presentando ricorso al Tar dell’Umbria, che lo accolse sostenendo che la delocalizzazione fosse in antitesi con la parte strutturale dello stesso Prg, violando alcune norme urbanistiche.
Nuovo assetto dell’area – Nonostante il precedente Prg, nella parte strutturale, classificasse l’area dello stabilimento (circa 49mila mq) come “industriale” e i restanti 85mila mq del complesso come “verde agricolo”, quello approvato nel 2008, nella parte operativa, la classificava come “zona produttiva esistente e da delocalizzare” preparando la strada ad una vera e propria rivoluzione geografica. In sostanza, il nuovo piano prevedeva non solo una sensibile diminuzione dell’estensione dello stabilimento, da 49mila a 30mila metri quadrati, ma anche un suo ‘trasloco’ senza però individuare un’area alternativa. Non solo. Lo strumento urbanistico approvato nel 2008 faceva riferimento alla realizzazione di un parco urbano a ridosso dell’area industriale – a rischio incendi – e di una nuova strada adiacente allo stabilimento.
Danno per l’azienda – Nell’accogliere il ricorso i giudici del Tar osservarono che “il PRG operativo non si sarebbe limitato a disciplinare il consolidamento della macroarea dove insiste lo stabilimento Italmatch, ma avrebbe previsto una diversa destinazione della stessa rispetto a quella contenuta nel PRG Strutturale”, violando così la legge regionale in materia di pianificazione urbanistica comunale. Inoltre, “non avendo interpellato la Italmatch Chemicals il Comune non ha tenuto conto della sproporzione economica necessaria per la chiusura di una stabilimento e la riapertura dello stesso in una nuova località (…). Il Comune ha unilateralmente deciso la delocalizzazione dell’impianto con grave danno economico per l’azienda”. I giudici amministrativi si espressero anche sulle ipotesi parco pubblico e strada, bocciandole entrambe per ragioni di sicurezza.
Palla al Consiglio di Stato – Fin qui la parte nota della storia. Ad aprire un nuovo capitolo sarà a questo punto il consiglio di stato, a cui in realtà il Comune si è rivolto già da qualche mese (anche se il decreto sindacale per promuovere il ricorso è stato pubblicato solo ieri all’albo pretorio). Leggiamo il documento: “E’ interesse dell’amministrazione impugnare la sentenza n.151/2013 del Tar Umbria in quanto infondata, lacunosa ed ingiusta (…) promuovendo ricorso in appello dinanzi al Consiglio di Stato”. A tutelare gli interessi del Comune sarà l’avvocato Antonio Bartolini, ordinario di diritto amministrativo alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Perugia.
Prg ‘maledetto’ – Lo stesso avvocato che, insieme al collega Aristide Pollice, difende il Comune di Spoleto nell’altra vicenda che riguarda il Piano Regolatore Generale, scaturita dal ricorso al Tar di 5 privati cittadini che si erano visti declassare i terreni di loro proprietà da edificabili a zone di particolare interesse agricolo. La pronuncia del Consiglio di Stato – dopo che il tribunale amministrativo accolse i ricorsi per l’assenza del parere antisismico che avrebbe dovuto essere redatto da un organo terzo prima dell’approvazione del Prg – era attesa per maggio, ma ad oggi non si sa ancora nulla.
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