Approvato a maggioranza (16 sì di Pd, SeR, Misto-MdP, Misto RP-IC, Misto Umbria-Next, Forza Italia, 4 astensioni Lega e M5S) la mozione “urgente” presentata a Palazzo Cesaroni dai consiglieri del Partito democratico Giacomo Leonelli e Carla Casciari (cui si sono aggiunte le firme di altri consiglieri) con cui si chiede alla Giunta di impegnarsi affinché il Governo ripristini i finanziamenti dei bandi del “Piano periferie” per Perugia e Terni, anche attraverso la sollecitazione di interventi da parte dei parlamentari umbri.
Il gruppo M5S ha chiesto e ottenuto la votazione separata del documento, e sulla prima parte (premessa e considerazioni) ha votato no insieme alla Lega, mentre sulla parte dispositiva si sono astenuti sempre insieme al partito del Carroccio. Lega e M5s sono forze di governo a Roma e dunque la mozione è stata valutata con un certo imbarazzo.
L’iniziativa degli esponenti del Pd è giunta dopo che, nella notte, si era appreso che gli emendamenti per il ripristino delle risorse per il Piano periferie sono stati bocciati, quindi il provvedimento adesso andrà in Aula. Di fronte alla prospettiva di far perdere a Perugia e Terni i 30 milioni destinati alla riqualificazione delle periferie, Leonelli ha invitato i consiglieri alla mobilitazione al di là dell’appartenenza politica. Casciari ha ricordato che nel caso specifico di Perugia è in ballo la riqualificazione di aree difficili quali Fontivegge, Madonna Alta e zona del Bellocchio con interventi urbanistici, di implementazione di servizi e di riqualificazione di aree verdi, alcuni dei quali cofinanziati persino da imprenditori privati. “La sicurezza non si può perseguire solo respingendo i barconi – ha detto rivolgendosi alla Lega – ma c’è bisogno di risorse concrete nell’interesse dei cittadini che chiedono maggiore sicurezza sociale specialmente nelle periferie”.
Per il leghista Fiorini si tratta di una manovra per strumentalizzare la situazione, affermando che alla luce della sentenza della Corte Costituzionale quei soldi non si potevano spendere. E che comunque, il Governo sta lavorando per garantire comunque soldi alle periferie in situazione di difficoltà. Mancini assicura che gli interventi per riqualificare le periferie verranno inseriti nella legge di Bilancio. Anche per il pentastellato Liberati la mozione “trasuda di malafede“, visto che alla luce della sentenza della Consulta, ci sarà solo un differimento di alcuni mesi per effettuare le necessarie verifiche.
Squarta (FdI), ricordando il grande lavoro preparatorio per giungere alla firma del Piano, non comprende il perché si debba oggi annullare. Ed ha invitato tutti a risolvere il problema, senza strumentalizzazioni. Ed anche Morroni ha chiesto l’unanimità per tutelare le due città umbre.
Brega (Pd), ha messo il dito nel doppio conflitto della Lega, che governa ora a Roma e a Terni. Ed ha aggiunto: “C’è un’altra penalizzazione per le città umbre fatta dal Governo della Lega: quella sul progetto scuole sicure per la lotta alla droga. E su questo presenterò una mozione. Smettiamola con lo scontro politico su queste cose. Sulle periferie c’è una situazione imbarazzante per tutti”.
“Il metodo usato per il bando periferie, che verrà usato che per altre tematiche – ha detto la presidente Marini – deve preoccupare le nostre comunità territoriali. Mi sorprende che questo accade con un Governo guidato da una forza politica che fino a che stava all’opposizione aveva difeso le competenze delle Regioni ad operare nei loro territori. Negli otto anni in cui ho svolto il ruolo di presidente della Regione abbiamo approvato centinai di progetti per i comuni dell’Umbria: non mi è mai passato per la testa di introdurre una regola che premiasse istituzioni guidate dal centrosinistra”. Per Marini a Roma non si è giocato in modo leale: “La sottigliezza dell’emendamento, presentato da due esponenti della Lega e suggerito dal ministero dell’Economia, è il fatto che proroga tutto al 2020. Quindi, per l’oggi, non c’è più bisogno di garantire la copertura finanziaria e si liberano 2,1 miliardi per fare altre cose. Quindi si dice ai Comuni che devono fermare tutto per una mera ragione finanziaria. E nel 2020 bisognerà riprogrammare la copertura finanziaria degli interventi. Ma allora – ha profetizzato – ci sarà un altro Governo. E i comuni che hanno speso soldi, ad esempio per i progetti preliminari, non verranno rimborsati. Vuol dire che Terni si mette l’anima in pace per 10 anni. L’emendamento dice che ora i soldi verranno dati ai comuni virtuosi, che per l’85 per cento sono della stessa regione. Quindi le risorse inizialmente dedicate alle città di tutta Italia si dreneranno al 95 per cento in una unica regione”. Marini ha assicurato che la Regione Umbria di tutto per tutelare i Comuni in sede legale e istituzionale.