Pian di Massiano, gli ambulanti "chiarezza o fate morire il mercato" / La posizione di Fiva Confcommercio - Tuttoggi.info

Pian di Massiano, gli ambulanti “chiarezza o fate morire il mercato” / La posizione di Fiva Confcommercio

Redazione

Pian di Massiano, gli ambulanti “chiarezza o fate morire il mercato” / La posizione di Fiva Confcommercio

Per Bori (Pd) "il Comune sceglie di non scegliere", per Perari (Fi) "il mercato deve rimanere il sabato"
Gio, 31/07/2014 - 18:49

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Alcuni tra gli ambulanti più agguerriti scrivono sui loro profili Facebook che loro saranno comunque in piazza Umbria Jazz tutti i sabati. Diciamo che la decisione del Comune non ha riscosso il successo sperato. “La nota del Comune di Perugia a proposito della spostamento del mercato di Pian di Massiano alla domenica in occasione dello svolgimento delle gare del Perugia, sia pure ispirata dalle migliore intenzioni, non fa chiarezza sul problema né sulle soluzioni, e non consente alle imprese di avere gli strumenti per poter programmare la propria attività, né ai consumatori di capire cosa di fatto devono aspettarsi”. A metterlo in evidenza è la Fiva Umbria, l’associazioni degli operatori su area pubblica aderente a Confcommercio, che in queste settimane ha intrapreso una vera e propria battaglia a sostegno del mantenimento al sabato del mercato e delle esigenze dei consumatori e delle imprese.

Troppe incertezze.Quello che non risulta chiaro – sottolinea il presidente Fiva Umbria Massimiliano Baccari, già sentito ieri sera da TO è se la valutazione della Questura sulla eventuale incompatibilità dello svolgimento nel giorno di sabato sia del mercato che della partita, a cui è subordinata ogni decisione del Comune, verrà fatta ad inizio campionato per tutte le gare interne, e quindi si avrà un calendario preciso e complessivo, oppure sarà compiuta di volta in volta, con lo spostamento del mercato alla domenica deciso e comunicato con un anticipo minimo.  Fermo restando la nostra netta contrarietà allo slittamento alla domenica del mercato, e ferme, in alternativa, le nostre proposte di anticipare la chiusura e/o di posticipare leggermente l’orario delle gare – continua Baccari – se l’ipotesi operativa fosse addirittura quella di decidere gara per gara a ridosso dello svolgimento, saremmo di fronte alla peggiore delle soluzioni. Come dovranno regolarsi i 170 operatori di Pian di Massiano? Come dovranno programmare gli acquisti e l’attività? E i consumatori, come si orienteranno tra continue variazioni, tra sabato e domenica, del giorno di svolgimento del mercato!?”.

Il Comune in una nota aveva spiegato che sarebbe stata sua premura fornire tutto il supporto di comunicazione necessario per i cittadini in caso di “posticipo” del mercato. “Tutte le campagne informative del mondo non servirebbero a fare chiarezza – spiega Baccari- ad evitare confusione, a fronte di una abitudine ormai consolidata. Saremmo di fronte ad una vera e propria Babele, in cui verrebbe meno il diritto dei consumatori di avere il loro mercato e quello degli operatori di poter lavorare.  Né la Questura né il Comune possono ignorare due dati di fatto che nell’attuale contesto possono avere conseguenze pesantissime in termini di disagio economico e sociale: spostare il mercato alla domenica (il cosiddetto “mercato “rimesso”) significa far perdere alle imprese dal 50 al 70% degli incassi, e privare altresì i consumatori della possibilità di acquistare beni di prima necessità a prezzi molto convenienti.  La gente dedica la domenica mattina alla famiglia, alla vita privata, alla casa, non certo agli acquisti. Il mercato è un incontro tra domanda e offerta, che senso ha farlo quando la domanda non c’è? Ammesso che sia possibile, cambiare le abitudini di acquisto richiede tempi lunghissimi, rispetto a cui ben poco incidono qualche campagna di volantinaggio o qualche manifesto informativi.  Se vogliamo far morire il mercato di Pian di Massiano allora dobbiamo dircelo chiaramente: perché gli operatori non possono essere importanti solo quando pagano profumatamente il suolo pubblico”.

La richiesta conclusiva della Fiva Umbria, dunque, è di “avere – appena disponibile il calendario – una programmazione certa e complessivo del giorno in cui il mercato si dovrà svolgere in occasione delle gare interne del Perugia, che – tranne casi eccezionali, in occasione dei quali c’è tutta la disponibilità degli operatori a fare ulteriori sacrifici – deve continuare ad essere assolutamente il sabato“.

Perari (Fi) dalla parte dei commercianti.“La scelta della Giunta di Perugia di spostare alla domenica il mercato di Pian di Massiano quando il Perugia gioca in casa penalizza fortemente un settore già vessato dalla crisi. Non si può certo pensare che la domenica gli ambulanti avranno la stessa clientela del sabato, né tantomeno che questo sia un compromesso in grado di accontentare tutti, perchè così non è. Va trovata una soluzione diversa – spiega in una nota il consigliere comunale di Forza Italia Massimo Perari –  che tuteli la categoria. Il mercato va lasciato il sabato e non solo per i 170 ambulanti ma anche per tutti quei perugini e non solo, che vedono nel mercato del sabato un’abitudine e una tradizione oltre che un momento importante di socialità cittadina. Stiamo parlando di uno spazio, quello di piazzale Umbria Jazz che potrebbe tranquillamente vedere lo svolgimento del mercato nei giorni delle partite, con la sola accortezza di un termine accettabile e concordabile della chiusura dei banchi”.

Bori (Pd) il Comune ha scelto di non scegliere. Una soluzione condivisa – secondo Tommaso Bori, consigliere comunale del Pd – poteva essere trovata senza annullare la fiera settimanale o dover spostare il Mercato del Sabato alla domenica, lasciando disorientati i consumatori e danneggiando economicamente i venditori ambulanti: non a caso sia le associazioni dei consumatori sia le associazioni di categoria sono fortemente contrarie allo spostamento. Sarebbe stato molto più logico e giusto per tutti cercare di far convivere le partite e il mercato, mantenendo il giorno e riducendo l’orario della fiera o ritardando l’inizio della partita, come fatto in varie città come Verona. Così non è andata. Non c’è stata la volontà di decidere, il sindaco e la giunta hanno scelto di non scegliere e, con una soluzione burocratica e pilatesca, abbandonare le 170 famiglie degli operatori economici”.

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