In attesa della riunione degli esperti convocata per il 18 gennaio, la Regione Umbria ha attivato alcune misure precauzionali di fronte ai casi di cinghiali con peste suina africana segnalati nel nord Italia.
Misure che si aggiungono a quelle già in essere. Nel 2021 la Regione Umbria ha istituito il Gruppo di lavoro regionale per la PSA con il compito di aggiornare i Servizi veterinari delle Asl.
Inoltre, sono state avviate una serie di iniziative esplicative dirette al cittadino, una rapida comunicazione alle ASL competenti per territorio delle indicazioni e disposizioni nazionali e l’istituzione di uno speciale gruppo operativo regionale con esperti di settore con l’obiettivo di rendere sempre più efficace l’azione dei Servizi Veterinari sul territorio.
“In merito all’emergenza sanitaria, la Regione Umbria sin dal 2020 ha attivato uno specifico Piano di sorveglianza e prevenzione nei confronti della Peste suina africana (PSA), aggiornato ed integrato nel 2021 – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto – le cui principali direttrici sono la sorveglianza nelle popolazioni di cinghiali e negli allevamenti di suini, controlli rigorosi delle norme di biosicurezza, le quali garantiscono lo status sanitario di allevamenti e prodotti nonché la formazione dei soggetti interessati ai vari livelli”.
La sorveglianza nelle popolazioni di cinghiali sul territorio regionale viene attuata attraverso la segnalazione e il controllo diagnostico di tutti i cinghiali rinvenuti morti (inclusi i morti per incidente stradale) e di tutti i casi sospetti al fine di permettere il tempestivo riscontro dell’infezione.
La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia virale che, a livello internazionale, è riconosciuta come la minaccia più importante per l’intero settore suinicolo – spiegano dal Servizio di prevenzione della Regione Umbria – . La malattia che non colpisce l’uomo, si manifesta con effetti importanti sia negli allevamenti domestici sia nelle popolazioni selvatiche ma, attualmente, anche la sola esposizione al rischio di introduzione dell’infezione può comportare conseguenze economiche e restrizioni commerciali. Le aree geografiche interessate, vengono già sottoposte a restrizione della commercializzazione di suini e prodotti collegati al comparto suinicolo.
Il Centro di Referenza nazionale per le pesti suine è l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria/Marche “Togo Rosati”. Lo scorso 7 gennaio ha comunicato la conferma della presenza di un caso di peste suina africana in una carcassa di cinghiale rinvenuta nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria, nella regione Piemonte. Al centro sono arrivate anche altre due carcasse di cinghiali trovati morti in Piemonte e in Liguria su cui si stanno effettuando gli esami.
Dal 2020 è attivo un numero unico regionale (075 81391) al fine di agevolare e supportare le segnalazioni di ritrovamento delle carcasse di cinghiale al Servizio Veterinario di Sanità Animale dell’Azienda Usl competente per territorio. Nell’anno 2021 sono state controllate, con esito negativo, 193 carcasse di cinghiali.
La Direzione regionale Salute e Welfare ha istituito un gruppo specifico di lavoro con un approccio “One Health“, ossia un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, con rappresentanti del Servizio regionale Foreste, Montagna, Sistemi Naturalistici e Faunistica Venatoria, del Servizio regionale Energia, Ambiente, Rifiuti, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria/Marche e delle Aziende USL, che potrà essere integrato, all’occorrenza, con altri componenti istituzionali, con il mandato di dare seguito alle iniziative già prese a livello nazionale di coordinamento delle attività di gestione della fauna selvatica ed in particolare del cinghiale.
Attualmente la sorveglianza degli allevamenti di suini sul territorio regionale viene attuata attraverso il campionamento di suini morti secondo quanto previsto dalle indicazioni del Ministero della Salute.
Nell’anno 2021 sono stati controllati, con esito negativo 128 animali, superando così il target assegnato all’Umbria.
Ai veterinari si raccomanda di riconoscere i sintomi clinici e le lesioni della Psa. E di informare adeguatamente sui rischi del virus gli allevatori.
Gli allevatori devono rispettare le norme in materia di anagrafe e le misure di biosicurezza. Prevenire il contatto degli animali con i cinghiali infetti. Controllare l’ingresso in allevamento di personale e mezzi non autorizzati. Segnalare subito al veterinario l’aumento di morti improvvise.
Ai cacciatori si raccomanda di rispettare le norme per l’eviscerazione e per i trofei di caccia. Contattare le autorità veterinarie competenti nel caso ci si imbatta in un cinghiale morto o moribondo. Cambiare gli indumenti di caccia e disinfettare materiali e mezzi.
Chi in auto o a piedi si imbatte in un cinghiale morto, deve evitare di raccoglierli. Così come non vanno trasportate carni di suino non certificate con bolle CE o dichiarate ai punti di controllo.
I rifiuti e gli avanzi a base di carne di suino o cinghiale vanno smaltite correttamente. E comunque mai somministrati a suini o cinghiali.
A partire dal 2018, la Regione Umbria ha organizzato una serie di incontri di aggiornamento inerenti alla peste suina africana, allo scopo di informare e sensibilizzare tutti i soggetti portatori d’interesse, come i veterinari dei Servizi di Sanità Animale, le Associazioni di Categoria degli allevatori di suini ed Ambiti Territoriali di Caccia.