Sono 25 finora i casi di peste suina africana accertati nelle carcasse dei cinghiali portati all’Istituto zooprofilattico Umbria Marche con sede a Perugia. Il centro di referenza nazionale per questa malattia virale, che non colpisce l’uomo, ma è la maggiore insidia per l’attività suinicola.
Il dato è stato fornito dal dottor Salvatore Macrì, direttore del Servizio Prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare. Tutti i casi infetti sono stati riscontrati in cinghiali prelevati nella zona rossa tra Piemonte e Liguria. Ma le attività di prevenzione sono scattate in tutte le Regioni, in costante contatto con il Ministero della Salute e con le stesse Regioni Piemonte e Liguria, dove si trova il focolaio.
In Umbria dal 2020 è attivo il piano di sorveglianza sulle carcasse di cinghiali trovati morti, anche sulle strade. Nell’ultimo anno ne sono stati controllati 193, sempre con esito negativo.
Dopo i casi accertati nel nord Italia è stato istituito un gruppo di lavoro che coinvolge gli Assessorati della Salute, dell’Agricoltura, Caccia e Ambiente. In particolare il gruppo di lavoro che è stato costituito sta monitorando gli allevamenti di suini domestici e quelli in cui i maiali sono tenuti allo stato brado, per evitare che vengano a contatto con possibili cinghiali infetti.
Si stanno predisponendo specifici protocolli nel caso si accertino casi infetti.
Alla luce delle problematiche emerse in particolare in Liguria, a metà febbraio verrà effettuata una simulazione sul campo per l’individuazione e il recupero di carcasse di cinghiali potenzialmente infette. Una simulazione che coinvolgerà anche le associazioni venatorie e degli agricoltori.
Intanto questa mattina proprio i rappresentanti delle associazioni venatorie e agricole sono stati ascoltati, in videoconferenza, in una seduta congiunta della II e III Commissione regionale per affrontare il tema delle misure contro la peste suina africana.
“Sappiamo l’importanza che ha il settore della norcineria in questa regione – ha detto l’assessore umbro alla Sanità, Luca Coletto – e quindi va protetto in ogni maniera dal rischio della peste suina africana”.