Approvato dall’Assemblea legislativa dell’Umbria (con l’astensione dell’opposizione) il “Piano regionale per la tutela e la conservazione del patrimonio ittico e per la pesca sportiva” predisposto dalla Giunta.
Illustrando l’atto in Aula, il relatore di maggioranza, Letizia Michelini (Pd), ha ricordato gli obiettivi dello strumento di programmazione: garantire la conservazione, il ripristino e il potenziamento delle specie
ittiche autoctone, con particolare attenzione a quelle sottoposte a tutela e conservazione; contenere e contrastare la diffusione di specie alloctone attraverso la definizione di linee guida per la gestione delle specie invasive e attraverso la definizione di linee guida per i ripopolamenti; definire gli indirizzi e i limiti per la pratica della pesca sportiva che tengano conto delle esigenze di sostenibilità ambientale e di tutela di specie ed habitat; fornire indirizzi e strumenti di valutazione relativi alle attività antropiche in alveo e sulle sponde; favorire e consentire l’usoplurimo dei corpi idrici, garantendo la fruizione e l’esercizio dei diritti pubblici e privati vigenti.
Il Piano ittico dura sei anni e i suoi contenuti sono stabiliti dalla legge regionale ‘15/2008’. Per quanto riguarda l’attuazione del Piano, un ruolo importante è rivestito dal mondo associazionistico sia per quanto riguarda il contributo alla programmazione, sia per gli aspetti operativi e gestionali, sia per la sensibilizzazione sui problemi di tutela dell’ambiente acquatico.
Con il Piano la Regione riconosce negli ecosistemi acquatici e nella fauna acquatica una componente essenziale del patrimonio naturale e regionale. Il principio cardine del Piano Ittico è quello di garantire la conservazione e la tutela degli ecosistemi acquatici assicurandone al contempo la legittima fruibilità.
La pesca sportiva è concessa in tutti i laghi e nei principali fiumi dell’Umbria, secondo un calendario stabilito dal regolamento regionale.
“Considerato che la pesca sportiva riveste anche un’importanza socio culturale ed economica – ha argomentato Michelini – risulta fondamentale che il Piano Ittico definisca la sinergia tra le necessità della conservazione e tutela delle specie, con particolare attenzione a quelle pregiate od oggetto di conservazione, la tutela e gestione degli habitat naturali e le esigenze del mondo della pesca”.
Il relatore di minoranza, Nilo Arcudi (Tp-Uc), ha parlato di “significative debolezze” del Piano. “Ne condividiamo gli obiettivi generali – ha chiarito – ma sono necessarie alcune osservazioni. La prima criticità riguarda la conservazione del patrimonio ittico. Il Piano prevede un monitoraggio di 6 anni, che però sono in periodo troppo lungo, che rischia di portare interventi a posteriori. Servono interventi più tempestivi, possibili grazie alle nuove tecnologie. Il contenimento delle specie aliene è fondamentale ma andrebbe dettagliato e finanziato meglio. Serve un programma stringente per la loro eradicazione”.
“Rispetto all’equilibrio tra pesca sportiva e protezione ambientale – ha evidenziato – il Piano rinvia a fasi successive e non definite le misure di tutela alle sponde dei campi gara. Servono risorse adeguate e massima trasparenza sulla destinazione e sull’efficacia dei fondi. Il protocollo di monitoraggio ambientale prevede un report triennale, anche qui un periodo temporale troppo lungo. Per registrando alcuni elementi positivi, riteniamo sia necessario maggior coraggio, attenzione all’attuazione al controllo” ha concluso, spiegando i motivi dell’astensione dell’opposizione.
Il consigliere Francesco Filipponi (Pd) ha evidenziato che “il Piano ittico rappresenta un documento fondamentale per la tutela del nostro territorio e dei nostri laghi, in particolare di quello di Piediluco, dove si registra la scomparsa di due specie ittiche. Anche il lago di San Liberato ha subito un
progressivo interramento, che richiede un intervento per il ripristino dell’equilibrio ecologico. Mentre il lago di Amelio soffre di un progressivo impaludamento, che richiede azioni di riqualificazione ambientale. Il lago di Recentino è un’oasi di protezione che beneficerà delle strategie di protezione e di manutenzione. Questo Piano quindi rappresenta un investimento sul futuro della nostra Regione, sulla
biodiversità e sulla pesca sportiva”.
Chiudendo il dibattito, l’assessore Simona Meloni ha evidenziando che “il Piano dura 6 anni, come previsto dalla legge ma non possiamo escludere di modificare la legge e prevedere una durata ridotta a 3 anni. In ogni caso – ha ricordato – l’ultimo Piano ittico è stato approvato nel 2017, nel frattempo ci sono
stati incontri e conferenze. Già nel 2024 era stato avviato il processo di aggiornamento, con l’adozione di un documento preliminare. Ma solo nel giugno 2025, dopo 8 anni, arriviamo al nuovo Piano, che è solo un atto di indirizzo e può comunque essere integrato con delibere successive e in base al Rapporto ambientale. C’è grande attenzione – ha assicurato Meloni – alla pesca sportiva e al futuro del lago di Piediluco”.