In una parola sola, la città intelligente, o almeno il sogno nel cassetto è proprio questo. La riqualificazione della pubblica illuminazione del capoluogo di provincia che, con i suoi 30mila pali connessi ‘punto-punto’ nella loro gestione, peraltro con la fibra, costituiranno l’impianto diffuso della Perugia 2.0. “Una smart city in tante di quelle direzioni che l’elenco – spiega l’assessore Calabrese in aula – è pressoché infinito“.
I lavori del Consiglio di lunedì sono proseguiti, quindi, come da ordine del giorno con l’esame dell’atto di indirizzo sull’organizzazione del servizio di gestione della pubblica illuminazione, (già approvato lo scorso 20 gennaio) e approvato con i 18 voti a favore della maggioranza, mentre PD e M5S non hanno partecipato al voto. Come a dire che l’atto è passato con il minimo sindacale. L’atto propone di trasferire il servizio di pubblica illuminazione dalla gestione in economia, attuata finora dall’ente con proprio personale, alla gestione esterna mediante adesione alla convenzione Consip “Servizio luce 3” di cui alla proposta dell’azienda Citelum.
Nuova illuminazione pubblica a Perugia, risparmio di 3 milioni di euro
“Attualmente abbiamo 30mila punti luce -ha detto Calabrese- con un consumo superiore ai 4 milioni di euro annui, mentre con le tecnologie attuali ormai sono possibili notevoli risparmi. Dall’altro lato, abbiamo riscontrato la necessità di rinnovare la pubblica illuminazione date le carenze strutturali che evidenziano 4mila pali da sostituire e 14mila corpi illuminanti le cui lampade sono fuori produzione, il che comporta la sostituzione dell’intero corpo. In questo progetto – ha proseguito l’assessore- c’è molto delle iniziative consiliari degli ultimi anni, di ogni forza politica e per questo si rende opportuna la condivisione con il consiglio”.
Tempi rapidi, si parla di un anno, un anno e mezzo al termine della quale avremo un sistema di pubblica illuminazione moderno, collegato attraverso la fibra con un sistema di telecontrollo, l’abilitazione degli smart-services, un risparmio a bilancio di non meno i 500mila euro, una qualità dell’illuminazione elevata.
Ad aprire il dibattito è stato il capogruppo Cor Camicia, che non si è detto particolarmente “illuminato” da questo progetto che, a suo avviso, non è quel salto di qualità che i cittadini si sarebbero aspettati. “Altre aziende -ha sottolineato Camicia- avevano interesse a proporre alla città delle innovazioni, abbattendo i costi, ma tutte queste proposte non sono state prese in considerazione dagli uffici. Se è vero che c’è uno spreco, abbiamo verificato la soddisfazione dell’attuale sistema di illuminazione?” si è chiesto Camicia, ribadendo che questa poteva essere l’occasione per illuminare le zone buie della città, che non sono illuminate da decenni, dando più sicurezza ai cittadini e invece si è segnata un’altra sconfitta politica dell’amministrazione.
A difesa della pratica, Calabrese ha aggiunto “Se c’è stata una pratica partecipata con la città è questa, anche all’interno della maggioranza stessa”. Sulla critica secondo cui i 32 milioni di euro andrebbero in Francia, Calabrese ha ribadito quanto già affermato in commissione, ovvero che approvando oggi l’atto si passa da una spesa annua di 4,4 milioni, che per 9 anni fa circa 40 milioni di euro, a 32, con un risparmio di 8 milioni di euro che restano davvero sul territorio. Rispetto, invece, alla critica di non aver dato spazio alle imprese locali, l’assessore ha ricordato come non sia stato presentato un progetto locale che minimamente si avvicinasse a quelli delle aziende del settore arrivate da tutta Italia e dall’estero.