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Perugia, presentato il Rapporto di Banca d’Italia su “L’Economia dell’Umbria”

Redazione

Perugia, presentato il Rapporto di Banca d’Italia su “L’Economia dell’Umbria”

Nel 2013 l’attività economica in Umbria si è ulteriormente contratta; secondo Prometeia il prodotto regionale è diminuito in termini reali dell’1,9 %
Mar, 10/06/2014 - 11:57

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Presso  la S.A.Di.Ba. di Perugia è stato presentato questa mattina il rapporto di Banca d’Italia sull’attuale situazione economica della regione.  Nel 2013 l’attività economica in Umbria si è ulteriormente contratta; secondo le stime di Prometeia il prodotto regionale è diminuito in termini reali dell’1,9 per cento, dopo il calo del 10,6 registrato dall’Istat nel quinquennio precedente. Tra la fine dell’anno e i primi mesi del 2014 sono emersi segnali di miglioramento del quadro congiunturale.
L’industria. – Il settore manifatturiero ha risentito della persistente debolezza della domanda interna. Secondo i dati di Prometeia, il valore aggiunto in termini reali si è ridotto del 3,5 per cento nel 2013, di oltre un quarto nell’intero periodo della crisi.
Sulla base dell’indagine della Banca d’Italia, nello scorso anno la quota di aziende che hanno subito un calo del fatturato è risultata superiore di 18 punti percentuali a quella delle imprese che hanno conseguito una crescita; il saldo è stato peggiore per le aziende con meno di 50 addetti e per quelle maggiormente orientate al mercato interno. Alle perduranti difficoltà dei settori dei metalli, prodotti in metallo e della lavorazione di minerali non metalliferi si è contrapposta l’espansione delle vendite nel tessile e abbigliamento e nell’agroalimentare, in atto dal 2010 grazie al buon andamento delle esportazioni; nello scorso anno è tornato a crescere anche il
fatturato delle imprese della meccanica, in particolare di quelle con produzioni a più alto contenuto tecnologico.
L’elevata incertezza sull’andamento della domanda, gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata e le perduranti tensioni nel mercato del credito hanno influenzato negativamente gli investimenti, che sono diminuiti per il terzo anno consecutivo. La redditività delle aziende industriali umbre è risultata stazionaria intorno ai bassi livelli dell’anno precedente.
Le prospettive per il 2014 sono di graduale miglioramento; dalle indagini condotte si ricavano indicazioni di una certa diffusione della ripresa, che potrebbe interessare anche i settori e le imprese finora più colpite dalla crisi.

Le costruzioni. – La fase recessiva ha continuato a manifestarsi con maggiore intensità nell’edilizia. Nel 2013 si è registrata una riduzione del valore aggiunto del 5,2 per cento, secondo le stime di Prometeia, e 1 dell’occupazione del 14,1 per cento.  La costruzione di nuove abitazioni ha risentito della domanda ancora debole e dell’elevato invenduto, a cui si èassociato l’irrigidimento delle condizioni di accesso al credito. Sono diminuite sia le compravendite sia le quotazioni reali degli immobili (-12,6 e -6,7 per cento, rispettivamente); il calo delle transazioni immobiliari ha tuttavia ridotto la propria intensità. Il volume di attività in opere pubbliche è rimasto contenuto.
I servizi. – L’attività produttiva dei servizi privati non finanziari ha continuato a contrarsi, risentendo negativamente della flessione dei consumi, connessa a quella del reddito disponibile delle famiglie. Le stime preliminari di Prometeia indicano un calo del valore aggiunto nel 2013 dello 0,8 per cento.
Le indagini condotte dalla Banca d’Italia e dalla Confcommercio regionale evidenziano una netta prevalenza di imprese che hanno registrato una diminuzione delle vendite; il calo è stato più marcato per le aziende commerciali di piccola dimensione. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni è rimasto negativo, in particolare per gli esercizi al dettaglio, ed è cresciuto il numero di imprese in perdita. Per il 2014 le imprese si attendono un moderato miglioramento della congiuntura; per la prima volta dal 2011, la previsione riguarda in modo omogeneo sia le imprese medio-grandi che gli esercizi di minori dimensioni.
Nel turismo, caratterizzato dalla diffusione di esercizi extralberghieri di piccole dimensioni, il lieve incremento delle presenze straniere non ha compensato la significativa riduzione di quelle italiane. Il saldo tra i casi di aumento e diminuzione del fatturato delle strutture ricettive è rimasto negativo per oltre 30 punti percentuali, risultando meno sfavorevole per gli alberghi di categoria più alta.
Le modifiche strutturali nell’economia umbra. – Il 9° Censimento delle attività produttive ha disegnato una struttura dell’economia umbra che negli anni duemila è divenuta più simile a quella del complesso del paese. La leggera crescita del numero degli addetti (3,1 per cento) è il risultato della flessione nell’industria e nel settore pubblico e dell’espansione nei servizi e nelle istituzioni non profit. La dimensione media delle imprese è lievemente aumentata (3,4 a 3,5 addetti), ma è rimasta ancora inferiore al dato nazionale; la distanza risulta ancora più marcata nel confronto con altre regioni europee con caratteristiche simili. È rimasta preponderante la quota delle produzioni manifatturiere a bassa e medio-bassa tecnologia e dei servizi a ridotta intensità di conoscenza. Le aziende umbre hanno evidenziato una maggiore propensione rispetto alla media italiana a intrattenere relazioni non di filiera; tra queste hanno assunto un ruolo crescente nell’ultimo biennio le reti di 2 imprese, più diffuse in Umbria rispetto alla media nazionale e concentrate in ambito industriale e nella provincia di Perugia.
Il mercato del lavoro. – Le condizioni del mercato del lavoro sono ulteriormente peggiorate; il numero di occupati si è ridotto nel 2013 dell’1,1 per cento (-5 per cento dall’inizio della crisi) e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi venti anni (10,4 nella media dello scorso anno). Sono cresciute le difficoltà di inserimento per la popolazione più giovane, soprattutto per quella con livelli di istruzione più bassi; nella classe di età tra 15 e 34 anni la disoccupazione è salita al 19 per cento e la quota di coloro che non lavorano, non studiano né sono coinvolti in attività formative (i cosiddetti Neet) ha raggiunto il 19,9 per cento; a ciò si è accompagnato il calo degli immatricolati presso le università, un fenomeno in atto da tempo.
Il finanziamento dell’economia e la qualità del credito. – Nel 2013 si è accentuata la contrazione del credito bancario alla clientela residente in regione, iniziata intorno alla metà dell’anno precedente; in dicembre i prestiti erano diminuiti del 2,9 per cento. La dinamica è diventata negativa anche per gli intermediari non appartenenti ai principali gruppi nazionali, che per lungo tempo avevano evidenziato un andamento più sostenuto rispetto alla media. Il credito si è ridotto più intensamente nel settore produttivo, dove il calo si è esteso alle imprese di media e grande dimensione e a quelle dei servizi. I finanziamenti alle famiglie sono diminuiti soprattutto nella componente al consumo, mentre la caduta dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni si è arrestata nella parte finale dell’anno. Sulla dinamica del credito hanno influito sia una domanda di prestiti ancora debole, legata principalmente alle esigenze di consolidamento delle esposizioni debitorie, sia un atteggiamento dal lato dell’offerta che è rimasto restrittivo; la selettività degli intermediari si è manifestata soprattutto attraverso l’aumento delle condizioni applicate (i tassi di interesse a breve termine sono passati dal 7,0 al 7,6 per cento) e la richiesta di maggiori garanzie.
La qualità del credito si è ulteriormente deteriorata. I flussi di nuove sofferenze hanno raggiunto il 3,5 per cento dei prestiti vivi in essere all’inizio del periodo, continuando a risultare più elevati per le imprese di minori dimensioni e per i principali gruppi bancari. Il peggioramento ha riguardato anche le famiglie, nonostante il diffuso ricorso a sospensioni nei pagamenti. Le informazioni provvisorie relative al primo trimestre 2014 fanno emergere segnali di attenuazione del calo dei prestiti, in particolare nel settore
delle famiglie consumatrici.

 Il risparmio e la struttura del sistema finanziario. – Nel 2013 sono cresciuti ancora a ritmi piuttosto sostenuti i depositi detenuti dalla clientela residente (5,1 per cento). In corrispondenza con l’allentamento delle tensioni nei mercati finanziari, le scelte di impiego del risparmio sono state indirizzate verso fondi comuni di investimento e titoli azionari, a discapito delle obbligazioni bancarie.
La struttura del sistema finanziario locale è stata interessata da un processo di riorganizzazione della presenza bancaria, soprattutto da parte dei maggiori gruppi, che si è tradotto in una significativa riduzione del numero di sportelli.

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